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“Volevo ringraziare tutti, dal pubblico ai tecnici, per averci accompagnato in questi due anni. Due anni di condivisione dove abbiamo davvero fatto del nostro meglio per il bene dello spettacolo”. Queste le parole di un emozionato Alessandro Haber (Pietro Maria Belli), dal palco del Teatro Civico di Sassari. Accanto a lui Giuliana de Sio (Alfonsina “Nanà” Malcrida), geniale come sempre, Paolo Sassanelli (Alfredo), Riccardo Festa (Bonamente Fanzago) e Samuele Fragiacomo (ballerino di tango).
Lo spettacolo è approdato nell’Isola il 10 aprile: cinque repliche cagliaritane più l’appuntamento di lunedì 15 aprile a Sassari hanno riscosso grandissimo consenso (avvicinandosi spesso al sold out), confermando la qualità degli eventi proposti dal circuito Cedac e coordinati da Anna Brotzu e Tore Pintus.
“Di mia natura sono un po’ uno sbandato, ma quando qualcosa di così lungo e bello finisce… si avverte un po’ una sensazione di vuoto - ha continuato Haber -. Sono felice di aver potuto collaborare con Giuliana e con gli altri talentuosi colleghi… forse ci si perderà ma poi ci si ritroverà per progetti belli come questo!” ha poi concluso l’attore.
L’11 aprile, inoltre, presso il Foyer del Teatro Massimo di Cagliari, il cast ha incontrato il pubblico per raccontare lo spettacolo e raccontarsi. La signora del martedì è un testo di Massimo Carlotto intriso di sensualità, arricchito da un’ironia elegante e tagliente, che parte come commedia e termina con un thriller.
Una donna, Alfonsina Malacrida, detta Nanà, ogni martedì va a comprarsi un’ora d’amore. La signora arriva, saluta, mette il denaro sul comodino, si spoglia, piega ordinatamente i vestiti e s’infila a letto dopo aver verificato la pulizia delle lenzuola.Lui, Bonamente Fanzago, è un attore porno al tramonto ed ex gigolò, rimasto con quest’unica cliente, che malauguratamente ama: la signora del martedì.
La proprietaria della pensione è in realtà un uomo, Alfredo, che si traveste da donna (denunciando che, in realtà, si traveste quando si veste da uomo per uscire dal suo regno in mezzo alla gente). Per completare il quadretto, arriva uno scalcagnato e misterioso signore su una carrozzina, Pietro Maria Belli, che si rivelerà un giornalista di cronaca nera privo di scrupoli. Cosa accomuna questi tre individui che, in apparenza, sono tutti degli estranei? All’apparenza, un protagonismo quasi orgoglioso nel vivere delle vite che, loro malgrado, li han messi al limite. Ma, se avremo un po’ di pazienza e attenzione all’incalzare della trama, scopriremo ben di più.
Scopriremo un’implicita empatia, che - tuttavia - soccomberà ad una rancorosa esasperazione che condurrà la commedia in un thriller dal finale dolceamaro, col finale commiato del tango (ballo che segna i ricordi di un’infanzia felice di Nanà) -profondo e sensuale- di de Sio e Fragiacomo.
Pierpaolo Sepe con la sua regia ha saputo distillare l’ironia e la tragicità̀ del testo, creando un vero e proprio dramma nel quale si soffre… “ma la lacrima, infine, non scende mai”.
Tanti gli spunti di riflessione. Tra quelli che più colpiscono, le tante lettere scritte da Belli a Nanà, in carcere da innocente, che questa strappa, rifiutandosi di leggere (rancorosa dell’attenzione forse morbosa, ma sicuramente animata da genuino amore, da parte del giornalista, suo frequentatore tanto passionale quanto diverso dagli altri, da quando fu costretta -ancora bambina- alla prostituzione).
Strappando, di fatto, la sua unica possibilità di salvezza. A volte, concedere all’altro una seconda possibilità è concederla a noi stessi, che siamo silenzio che resta dopo le parole, voce che può arrivare dove vuole e, soprattutto quando tutto sembra perduto, diritto di cambiare e di ricominciare.