Non era a conoscenza degli ultimi episodi di maltrattamento che avvenivano regolarmente nella struttura di Decimomannu ma in passato, ogni volta che gli era arrivata una segnalazione di comportamenti non corretti da parte dei dipendenti, aveva fatto scattare l'iter per il provvedimento disciplinare.

Si è difeso così, davanti al Gip di Cagliari Giampaolo Casula, il direttore amministrativo dell'Aias Sardegna, Vittorio Randazzo, accompagnato dall'avvocato difensore Leonardo Filippi.

Dichiarazioni spontanee, non un vero e proprio interrogatorio, ma con anche documenti depositati per far pesare la 'sua' verità: ovvero che lui, da Cagliari dove opera nel quartier generale dell'Aias, non ha mai saputo dei soprusi scoperti nelle scorse settimane sui pazienti psichiatrici ospiti della casa protetta di Decimomannu.

Randazzo ha consegnato al giudice una decina di provvedimenti disciplinari, con annesse sanzioni, da lui firmati quando in passato gli erano stati segnalati casi di maltrattamenti o comportamenti illeciti del personale del centro. Ma degli ultimi casi, ha spiegato il direttore regionale dell'Aias, nessuno aveva fatto parola con lui.

Il responsabile dell'associazione in Sardegna è accusato in concorso di percosse, maltrattamenti, lesioni personali e di aver omesso di informare i familiari dei pazienti di quanto accadeva nel centro.

Stesse accuse mosse alla responsabile amministrativa del centro di Decimomannu, Sandra Murgia, che invece ha risposto alle domande del giudice che, nei giorni scorsi, aveva firmato l'ordinanza di interdizione dalla professione che ha sospeso per sei mesi i quattordici operatori sanitari finiti nell'indagine della Procura.

A guidare gli investigatori c'è il pm Liliana Ledda che questa mattina ha partecipato agli interrogatori dei primi indagati, gli altri saranno sentiti domani. Ad esclusione di Murgia e Randazzo, stando alle prime indiscrezioni, gli altri operatori convocati e sentiti oggi dal Gip si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere.