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Questa mattina a Cagliari gli studenti sono scesi in piazza per protestare contro la riforma della scuola varata dal Governo.
“E' ricominciata la scuola, e come ogni anno Unione degli Studenti riprende la sua lotta per i diritti degli studenti. Lo scorso anno ci siamo mobilitati contro la Buona Scuola e le politiche antidemocratiche e autoritarie di questo Governo illeggittimo, ma Renzi non ha affatto ascoltato le numerose mobilitazioni in tutta Italia durante l'anno scolastico. Ma non abbiamo alcuna intenzione di fermarci, anzi, vogliamo riprendere le nostre scuole, le nostre città e le nostre vite, da anni ingabbiate da pratiche di austerità e patti di stabilità.
Vogliamo riprenderci Cagliari e la Sardegna, dove dispersione scolastica e disoccupazione giovanile sono le più alte a livello nazionale, dove l'unica soluzione di un'intera generazione sembra quella di fuggire all'estero”.
E’ quanto si legge in una nota dell’Unione degli Studenti che spiega i motivi per i quali quest’oggi ha deciso di dare avvio a una serie di mobilitazioni: “Per l'istruzione gratuita e un sapere accessibile a tutte e tutti, per l'abrogazione della Riforma Gelmini e de "La Buona Scuola", per la promozione di un efficace Statuto delle Studentesse e degli Studenti in Stage, per un’altra idea di valutazione dello studente e di valutazione nazionale, che non sia punitiva, per finanziamenti gestiti in forma partecipata per la formazione permanente, per il libero accesso alla cultura: musei, cinema, teatri, libri per tutte e tutti, per l'approvazione di una legge nazionale sul diritto allo studio che abbatta le differenze socio-economiche e territoriali, con borse di studio, servizi e reddito di formazione per studenti delle scuole superiori, delle università, di ITS e AFAM, per il diritto all'accoglienza e all'integrazione sociale dei migranti, per l'istituzione di un reddito di dignità pienamente universale, individuale ed emancipatorio rispetto alle condizioni familiari,economiche e sociali di partenza, finanziato attraverso una riforma della tassazione redistribuiva che faccia pagare davvero i più ricchi, infine, contro una riforma istituzionale antidemocratica”.