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La nostra Isola crede nella politica gestita da donne e Francesca Fadda ne è un esempio: sindaca di Maracalagonis, si racconta in occasione della giornata internazionale dei diritti della donna.
Oggi sono sempre più numerose le donne che reggono il peso di una carriera politica in Sardegna. La Fadda ha dovuto scardinare pregiudizi e pareri discordanti sul suo ruolo nell’amministrazione comunale e l’ha fatto grazie anche alla solidarietà femminile.
Lei è una sindaca donna, quanti ostacoli ha incontrato nella sua carriera politica?
“Sono sindaca da un anno e mezzo e ho incontrato le difficoltà che può incontrare qualsiasi politico, specialmente se donna. In aggiunta la mia storia è molto lunga perché ha inizio con la carriera politica di mio padre che è stato sindaco per venticinque anni. Sul mio percorso questa eredità storica ha inciso, perché molti tendevano a paragonare il percorso politico di mio padre con la mia campagna elettorale reputando me e mio padre due figure molto differenti. Ho dovuto lottare e dimostrare che anche io sarei potuta essere all’altezza del ruolo. Ho dovuto far capire con la mia voce che non ero solo la “La figlia di..” ma un essere indipendente. Ho dovuto farmi accettare da quelli che erano i politici e i canoni politici di Maracalagonis. Sono riuscita a superarlo grazie all’aiuto di altre dieci donne nella mia lista, per la maggior parte tutta al femminile (su sedici candidati, dieci erano donne).”
Crede di aver faticato di più rispetto a un uomo per arrivare al suo ruolo?
"No, non penso di aver faticato di più e soprattutto non parlerei di svantaggi di genere, ma di pregi unici e caratteristici femminili che aiutano nel disbrigo del lavoro. Ad esempio, è nella mia indole femminile essere disponibile e aiutare il prossimo 24ore su 24, questo è un valore aggiunto! Noi donne siamo dotate di un spiccato senso materno che ci porta inevitabilmente a essere attente ai problemi sociali e alle volte del comune stesso, come la gestione degli impiegati o la burocrazia dell’ufficio. Essere donna mi agevola nei compiti perché per noi è spontaneo svolgere il ruolo di mediatrici. È indubbio che noi siamo dotate di una marcia in più. Anche se devo specificare che queste doti innate devono essere coltivate e unite al coraggio per superare gli ostacoli, per presentarsi alla gente e lavorare in gruppo. Quindi possiamo affermare che serve coraggio. Esso di certo non manca alle donne dopo anni di lotte sociali e politiche."
Qual è secondo lei il modo migliore per celebrare questa giornata?
"L’8 marzo è una data importante, indubbiamente. Io la vedo come la giornata internazionale dei diritti della donna però il diritto della donna non deve esser celebrato solo oggi, ma si deve tenere presente il senso di questa giornata tutti i giorni; è per questo che non mi emoziona più di altri giorni. L’8 marzo deve essere celebrato tutti i giorni con semplici azioni quotidiane a sostegno alla figura femminile."
Il suo comune ha creato delle iniziative a favore delle donne?
"Purtroppo, nel comune di Maracalagonis, ci sono delle donne vittime di violenza. Abbiamo voluto dedicare tanto a questa problematica, uno su tutti è l’allestimento di una panchina rossa vicino alla casa di Alessandra Piga che fu uccisa da suo marito. Collaboriamo con la fondazione Polisolidale che ha il centro per la famiglia e un centro antiviolenza; inoltre, il 18 marzo inaugureremo la nuova sede del centro di aggregazione sociale per mamme, bambini e anziani. Il nostro intento è sempre stato quello di creare una rete anche con i comuni vicini ponendo le donne al centro di tutte le nostre iniziative."
Che cosa augura alle generazioni delle future donne?
"Auguro quello che mi fu augurato da mio padre: essere sempre se stesse. A prescindere dalle inclinazioni politiche e sociali. Essere libere di esprimersi, di amare, di essere tutto ciò che desiderano per la propria vita. Siamo donne e dobbiamo essere unite sempre e comunque."