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«Esprimo vicinanza e sostegno ai duemila docenti sardi che sono stati letteralmente tagliati fuori dall'insegnamento a causa di una recentissima sentenza del consiglio di stato che, in contraddizione con tutti i precedenti pronunciamenti giurisprudenziali, ha stabilito che il vecchio diploma magistrale non costituisce un titolo abilitante per l’accesso all'insegnamento. Una sentenza precedente lo prevedeva invece per tutti quei diplomati alle magistrali che avevano conseguito il titolo prima dell'anno 2001 e che oggi vengono clamorosamente ed improvvisamente tagliati fuori».
Con queste parole, il Consigliere regionale del Gruppo Sardegna, Marcello Orrù ha voluto commentare la sentenza del Consiglio di Stato, a sezioni riunite, dello scorso 20 dicembre che stabilisce, in via definitiva, l’esclusione dalle “Graduatorie a Esaurimento” degli insegnati con il diploma magistrale conseguito entro il 2001-2002 e l’inserimento nelle “Graduatorie d’istituto”, relative alle supplenze annuali e a tempo.
«È evidente la frustrazione - ha sottolineato Orrù - che in questo momento colpisce tanti insegnanti che ai tempi si iscrissero alle magistrali consapevoli che tale diploma avrebbe rappresentato per loro un accesso sicuro al mondo del lavoro: ora tutto questo viene ribaltato e si cambiano le regole del gioco senza preavviso. L'effetto è una vera e propria sforbiciata a duemila docenti sardi (50000 in campo nazionale) che hanno tutti i requisiti e le competenze che il vecchio diploma magistrale forniva pienamente».
Orrù ha, inoltre, annunciato di aver presentato un’interrogazione urgente all'Assessore regionale all'Istruzione Giuseppe Dessena «per sapere quali azioni intenda intraprendere per tutelare queste figure professionali e affinché faccia pressione sul ministro Fedeli perchè il problema sia affrontato a livello nazionale».
A suo modo di vedere, è «comprensibile l'esigenza di assicurare spazio ai laureati ma è evidente che i diplomati magistrali non possono essere considerati figli di un Dio minore e vanno assolutamente tutelati da quella che appare come una ingiustizia bella e buona».