PHOTO
Il sangue e lo sgomento, la caccia all'assassino e la certezza che in pochi giorni sarebbe state incastrato il responsabile. Ma 52 giorni dopo non c'è ancora un nome, né una traccia concreta che possa dare pace alla famiglia di Marco Mameli, il 22enne di Ilbono ucciso a Bari Sardo lo scorso 1 marzo durante i festeggiamenti di Carnevale.
Proprio a Bari Sardo mercoledì prossimo, 30 aprile, si terrà la fiaccolata in memoria del giovane assassinato, la terza dopo quelle di Ilbono e Loceri. Nel silenzio del dolore, a far rumore sono gli appelli dei familiari di Marco, che non si fermeranno sino a quando non verrà fatta giustizia.
Così ha parlato la madrina Serena Lai, oggi, che ha condiviso un duro sfogo: “Ma cosa stanno aspettando gli inquirenti a dirci chi ha messo le mani addosso a Marco?! Sono passati quasi due dannatissimi mesi e ancora tutto tace. Nessuna risposta, nessun passo avanti visibile. Solo silenzio. Un silenzio assordante, ingiusto, insopportabile. E noi? Noi restiamo qui, inchiodati al dolore, a un’angoscia che non ci lascia respirare, a una rabbia che ci corrode l’anima”.
“Ogni giorno che passa senza verità è uno schiaffo in faccia a Marco, alla sua memoria, alla sua dignità - prosegue -. Ogni giorno che passa è un giorno in più in cui quei bastardi, gli assassini e i loro complici, continuano a vivere tranquilli, a mangiare, a dormire, a sorridere, a fingere che non sia successo niente. Loro vivono. Marco no. E noi moriamo un po’ ogni giorno”.
“Ma credete davvero che ci stiamo zitti? Che ci rassegniamo? No. Noi non ci fermiamo - promette la donna -. Vogliamo sapere chi gli ha fatto del male, chi ha tolto il sorriso a una famiglia intera, chi ha spezzato una vita e poi ha avuto il coraggio di voltarsi dall’altra parte. Vogliamo sapere chi lo ha visto e ha taciuto, chi ha aiutato, chi ha coperto. Perché non ci basta solo il nome di chi ha alzato le mani: vogliamo tutti. Ogni complice. Ogni codardo che ha fatto finta di niente”.
“E ci chiediamo: cosa aspettate?! Quante prove servono? Quanti giorni devono passare? Quanti pianti devono ancora scorrere prima che qualcosa si muova davvero? Marco - conclude - merita giustizia. E noi non ci fermeremo finché non l’avrà”.