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Grande successo per la prima cagliaritana de ''I migliori danni della nostra vita", spettacolo che porta in scena Marco Travaglio.
Due le date previste presso il Teatro Massimo: sabato 28 e domenica 29 gennaio, entrambe hanno registrato il "tutto esaurito" già da tempo.
Più di tre ore di monologo (senza concedersi neanche una sosta per un bicchiere d'acqua!), interrotto solo dai momenti di applauso del pubblico, dove Travaglio - indossati le vesti da mattatore e impugnata la sua caratteristica frusta della satira - sferza e racconta gli ultimi cinque anni della storia del nostro Paese.
Recita la sinossi "Come i poteri marci della politica, della finanza e dell’informazione hanno ribaltato il voto degli italiani del 2018, dal cambiamento alla restaurazione, dalla questione morale e sociale all’Ancien Régime e alla guerra infinita, rovesciando il governo Conte2 e consegnando l’Italia all’ammucchiata di Draghi, che ha spianato la strada al ritorno delle vecchie destre riverniciate da nuove dietro il volto di Giorgia Meloni".
E difatti, come Cicerone nelle sue "Catilinarie", dal suo palco il giornalista non risparmia nessuno (e li ringrazia pure sul finale!): Draghi e Mattarella, Letta e Calenda, Renzi e di Maio, Salvini e Berlusconi, Giorgia Meloni e pure il Corriere, la Repubblica, la Stampa, il Messaggero, il Quotidiano Nazionale.
Supportato da immagini e da numerosi articoli tratti dai vari quotidiani, Travaglio solca le travagliate (scusate il gioco di parole, forse meglio dire le tormentate) vicende della politica italiana, passando agilmente dalla "Crisi del Papeete" al conflitto in Ucraina, dalla questione sul reddito di cittadinanza (pretesto preferito, a suo dire, per attribuire la colpa di ogni questione a Giuseppe Conte) alle intromissioni nelle nostre elezioni da parte di altri paesi, dalla nuova squadra dei ministri al problematico, per usare un eufemismo, progetto della TAV Torino-Lione.
Numerosi gli spunti di riflessione, discussione e approfondimento offerti al pubblico, che dalle gremite poltrone del loggione e della galleria segue con attenzione e ride di gusto.
L'ultima parola è affidata alle note di "Quelli che" del celeberrimo Enzo Jannacci, ma non è tutto: dopo il commiato dalla scena, l'instancabile direttore de ''Il Fatto Quotidiano" si sposta nel foyer del teatro per il firmacopie, preziosa occasione per il suo pubblico per avere un autografo, una foto e magari qualche scambio di parole.