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La tradizione del Natale si arricchisce nel folklore sardo di racconti e leggende che contribuiscono a conferire una connotazione incantevole al periodo dell'anno più amato dai bambini. Non di rado però queste riguardano figure inquietanti e talvolta spaventose, come quelle di cui racconteremo oggi.
MARIA PUNTAORU
Tra le creature di fantasia più note e legate al racconto natalizio vi è quella di Maria Puntaoru (o Puntaborru). C'è chi attribuisce questa immagine a un altro periodo dell'anno particolarmente caratterizzante, ossia Halloween, tuttavia la si rievoca anche per il 25 dicembre. Secondo i racconti più antichi, dopo il cenone della vigilia natalizia non sarebbe dovuta restare in tavole neanche una briciola di pane, se no sarebbe arrivata Maria Puntaoru. Questa spaventosa figura incuteva timore soprattutto fra i più piccoli e il racconto di essa veniva sfruttato per convincerli a consumare il pasto. Nel caso infatti in cui questi avessero lasciato a tavola qualche alimento, Maria si sarebbe aggirata nella notte presso l'abitazione e avrebbe punito i commensali infilzando il loro stomaco con uno spiedo.
La leggenda di Halloween narra invece, contrariamente, che la vecchia Tzia Maria Puntaoru passava la notte dei morti a mangiare la pasta che i parenti avevano l'obbligo di lasciare sul tavolo imbandito in cucina a ricordo dei propri cari defunti. A chi non avesse lasciato la pasta sarebbe toccata la stessa sorte di cui sopra. Queste credenze trovavano campo fertile soprattutto nella zona del Campidano. Il linguista Salvatore Dedola racconta che, nonostante sotto l'influenza della Chiesa la storiella sia mutata notevolmente col passare degli anni, facendo combaciare "spiedo" con "Puntalòru", il termine avrebbe "etimologia nel sumero pu ‘bocca’ + tal ‘ampia’ + ur ‘cane’: pu-ta-lur ‘cane dalla bocca grande". "Indicò gli Inferi per antonomasia - aggiunge -. Per Greci e Latini Cerbero era il mastino che emetteva latrati come tuoni, guardiano del Regno dei Morti (Virgilio, Apuleio). Poté essere placato lanciandogli un’offa soporifera, una pagnotta (Eneide VI). Questa è una concezione arcaica dell’Aldilà rimasta in Sardegna anche con altri lemmi".
MARIA MANGROFA
Un'altra leggenda diffusa nei racconti di Natale è quella di Maria Mangrofa, e trova radici a Ruinas, villaggio dal quale nacque poi Orosei. Si narra che avesse le sembianze di una strega e che fosse diventata terribilmente brutta per le pene d'amore. Così, per lo meno, appariva agli uomini. Infatti in passato sarebbe stata una donna bellissima, prima che un giorno il suo fidanzato le dicesse che sarebbe dovuto partire e che sarebbe tornato a breve, ma alla fine non fece più ritorno. Quando il villaggio venne distrutto pare che avesse portato con sé un grosso tesoro, che si troverebbe ancora oggi nascosto da qualche parte in una grotta vicino al Nuraghe di Santa Lucia, dove avrebbe trovato riparo. In tanti a Orosei tentarono di sottrargli le ricchezze, con scarso successo.
Secondo alcune fonti la strega era ghiotta di carne umana, soprattutto quella "tenera" dei bimbi. Un giorno, con l'inganno, riuscì a catturarne due, ma uno riuscì a fuggire dopo aver visto il compagno venire divorato, e avvertì i compaesani. Venne allora catturata, ma ogni tentativo di sopprimerla si rivelò vano. C'è chi dice che alla fine sia stata uccisa, bruciata in un rogo, e chi invece afferma si nasconda ancora oggi nei pressi del paese. Un'altra versione vuole che Maria fosse un'anziana dal talento speciale per la tessitura, e per questo nota e apprezzata a Orosei. Un alone di mistero e inquietudine si sarebbe posato sulla vecchia dopo che una mattina un bimbo sarebbe andato a trovarla, senza fare più ritorno a casa.