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Altre 260 mascherine chirurgiche e 700 guanti sono stati recapitati nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta. L’iniziativa, che si aggiunge alla precedente donazione di 600 dispositivi individuali di protezione per cercare di rendere più sicura la convivenza nelle celle, è stata dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che si è avvalsa della collaborazione del Rotary Club di Quartu Sant’Elena, presieduto da Tullio Conti, per il reperimento dei dispositivi e per la loro consegna nel carcere.
“In una realtà complessa e fragile come quella del carcere – afferma Elisa Montanari, presidente di Sdr – dove la convivenza non consente di mantenere le distanze, abbiamo pensato di contribuire concretamente con dispositivi di protezione. Il Rotary di Quartu ci ha aiutato a reperire le mascherine in un momento in cui è ancora molto difficile trovarle in numero adeguato ai bisogni. Confidiamo nella professionalità di tutti gli operatori penitenziari a cui è richiesta ora più che mai una notevole dose di abnegazione. Il nostro auspicio è che al più presto si adottino ulteriori misure per favorire il ritorno in famiglia di chi sta finendo di scontare la pena. Il Ministero della Giustizia deve fare un atto di coraggio anche perché i rischi sono sempre altissimi. Le parole di Papa Francesco, quelle del Presidente Mattarella, dei Magistrati e degli Ordini forensi non possono essere lasciate cadere nel vuoto. Per quanto ci riguarda chiediamo ancora una volta un provvedimento di amnistia che risponda seriamente a una emergenza epocale”.
Salgono così a 860 le mascherine messe a disposizione dell’Istituto dall’associazione di volontariato sociale che si aggiungono a quelle del Dap e del SSN a protezione degli agenti della Polizia Penitenziaria e dei Sanitari che svolgono il servizio nel carcere.
“L’associazione – ha detto Marco Porcu, direttore della struttura penitenziaria – ha dimostrato ancora una volta una pregevole sensibilità contribuendo concretamente a rendere più agevole il nostro impegno di garantire sempre maggiore serenità alle persone detenute e ai loro familiari. L’Istituto, infatti, ha messo a disposizione di ciascun ristretto le protezioni, ha attivato da subito le videochiamate e favorisce i rapporti con i familiari anche con le telefonate. Stiamo seguendo un rigido protocollo proprio per preservare la salute di tutti e l’aiuto del volontariato è in questo momento ancora più importante”