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Presi a sprangate, tramortiti e strangolati. Un triplice omicidio di una ferocia inaudita, quello avvenuto ieri a Tempio Pausania.
Un massacro in cui è stata sterminata una famiglia intera: un padre, Giovanni Maria Azzena, 50 anni, "chiacchierato" in città per quell'arresto lontano sei anni per usura ed estorsioni; una madre, Giulia Zanzani, 48 anni, sempre impegnata a lavorare nel negozio di calzature sotto casa e ogni domenica in chiesa.
C'è poi un bambino di soli 12 anni, Pietro, amato e benvoluto da tutti, finito nelle mani degli assassini forse per sfortuna, per essere tornato a casa da scuola troppo presto, mentre i suoi genitori venivano barbaramente uccisi. Una strage che ha sconvolto tutta la comunità, che stamane a messa non ha saputo far altro che piangere, lasciare vuoto il posto di Pietro e rimanere in un silenzio carico di angoscia, mentre a poche centinaia di metri, in via Villa Bruna, dove viveva la famiglia Azzena, e via Villa Marina, dove si trova il negozio di calzature di proprietà dei coniugi, i carabinieri del Ris passavano al setaccio ogni centimetro in cerca di indizi. Proprio dalle indagini, dalla ricostruzione delle ultime ore di vita degli Azzena che i militari della Compagnia di Tempio Pausania e del Comando provinciale di Sassari, sono partiti.
Sabato mattina in molti hanno visto i vari componenti della famiglia, il negozio era aperto, Pietro era andato a scuola. Intorno alle 13.30 il bambino, accompagnato da un amico più grande, è ritornato a casa. Forse a quell'ora gli assassini – gli investigatori ipotizzano si tratti di almeno due persone – erano già nell'appartamento e comunque nessuna traccia di scasso è stata trovata nella porta d'ingresso. Il ragazzino, secondo i primi accertamenti del medico legale, è stato strangolato come i genitori, che però sono stati anche colpiti alla testa con un oggetto contundente, forse una spranga.
I corpi sono stati poi disposti uno sull'altro in soggiorno. Uno scenario "posticcio" come lo hanno descritto gli inquirenti, le stanze erano state ripulite dagli assassini anche se in camera da letto, in bagno e in soggiorno sono state trovate tracce di sangue. Altri elementi potrebbero essere stati recuperati nel negozio dove gli specialisti del Ris si sono soffermati a lungo. Già sabato notte e per tutta la giornata di oggi gli investigatori hanno sentito amici, parenti e conoscenti delle vittime in cerca di un movente. Nessuna ipotesi viene scartata, ma al momento i carabinieri si stanno concentrando sul passato di Giovanni Maria Azzena, sull'arresto avvenuto nel 2008 per una serie di episodi di usura ed estorsioni ai danni di commercianti e piccoli imprenditori. Con lui finirono in cella un assicuratore di Tempio, Osvaldo Premuselli, e un imprenditore napoletano, Piero Dati.
E mentre oggi i cittadini di Tempio descrivono il capofamiglia come una persona gioviale e serena, dalle indagini dell'epoca emerge una figura più dura, un uomo che non esitò a minacciare al telefono - intercettato dagli inquirenti - una delle vittime: "Io sono buono, ma divento molto cattivo, molto cattivo hai capito. Io so che sei venuto a chiedermi i soldi piangendo e io te li ho dati". Un uomo dai due volti, quindi, che dopo lo scandalo, raccontano in paese, "è diventato schivo e riservato". Proprio sul fronte dell'usura, il cui processo iniziato nel 2012 è ancora in corso, che si starebbe concentrando il lavoro investigativo, sulle vittime passate e forse anche su eventuali casi avvenuti successivamente, anche se su questo fronte viene mantenuta la massima riservatezza.
E a Tempio, dove la comunità si interroga e teme ora per propri figli, c'è chi pensa che il triplice delitto abbia avuto origine da un'altra parte: "E' un fatto non nostro, non ci appartiene", dice convinto il parroco, don Antonio Tamponi.