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“Mi è stato diagnosticato un nevo displasico, ossia un neo che da un momento all'altro potrebbe sfociare in un cancro alla pelle. La dermatologa che me lo ha diagnosticato mi ha subito rilasciato un'impegnativa urgente per l'asportazione chirurgica e la settimana scorsa ho fatto la visita prima dell'asportazione. Visitandomi, la chirurga ha detto che non c'è tempo da perdere e che si doveva procedere subito alla rimozione”.
Comincia così lo sfogo di Maurizio Liscia, 33enne di Iglesias che ha affidato ai microfoni di Sardegna Live la vicenda di cui è stato protagonista in una struttura sanitaria nella provincia del Sud Sardegna.
“Domani avrei dovuto avere l'intervento, ma caso ha voluto che da lunedì sto a casa con una febbre a 39 che non ne vuole sapere di scendere. Così ieri mattina ho chiamato l'ambulatorio chirurgico e gli ho spiegato la mia situazione, ‘io le consiglio di venire lo stesso, anche se con la febbre a 39 il rischio di complicazione c'è’, è stata la risposta della persona che mi ha risposto al telefono, senza nemmeno qualificarsi. Poi ha proseguito: ‘se lei non viene domani le dobbiamo spostare l'intervento a gennaio 2025’. Ci siamo dati appuntamento a stamattina, nella speranza che i miei sintomi influenzali si fossero perlomeno attenuati e la febbre abbassata.
Ma purtroppo non è andata così, “Anche stamattina mi sono svegliato con la febbre a 39. Richiamo il medico che, dopo svariati tentativi di chiamate, risponde, ‘Salve, ci siamo sentiti ieri. Purtroppo la febbre persiste ancora a 39’, .Annulliamo l'intervento, non possiamo rischiare. Le faremo sapere quando lo riprogrammeremo…’, ‘Sì, ma io non posso aspettare a gennaio!’, ‘Le faremo sapere…’. È inevitabile che, pur avendo diritto ad una cura pubblica, dovrò utilizzare i soldi che mi stavo conservando per un viaggio per fare l'intervento in una struttura privata”, afferma sconsolato Maurizio.
“Ovviamente non ho un tumore, o meglio non lo so se prima non faccio la biopsia, ma sentirsi correre addosso questo grande rischio è davvero una sensazione bruttissima”, specifica il 33enne che ci rivela, oltretutto, che anche sottoporsi alla visita dermatologica non è stato semplice: “Dopo aver ottenuto l’impegnativa, quotidianamente entravo sul sito del Cup ma mi dava disponibilità per la prossima estate. Fortunatamente, entrando all’una di notte sono riuscito a trovare un posto, ma purtroppo poi è andato come ho raccontato”.
“Non è colpa delle persone con cui ho parlato, che hanno semplicemente svolto il proprio lavoro e so benissimo che ci sono tantissimi pazienti, anche più gravi di me, ma proprio perché tutti abbiamo il diritto a poterci curare, ho voluto mettere in evidenza la mia situazione. - afferma Maurizio - Secondo me la sanità in Sardegna è così precaria perché fondamentalmente c’è carenza di medici, soprattutto dal periodo Covid – afferma Maurizio – Nella sanità privata, con partita Iva, i medici guadagnano di più, quindi il problema sta nella retribuzione dei professionisti nella sanità pubblica, dove purtroppo a volte manca anche un benessere psicofisico, si sente sempre più spesso parlare infatti di aggressioni ai medici e di turni massacranti a causa della carenza di personale e ne conosco tanti della mia età in queste situazioni”.
“Negli ultimi anni – prosegue Maurizio - ho visto tantissimi medici della mia generazione aprirsi partita IVA e buttarsi sul privato. È una delusione e una sconfitta allo stesso tempo, spesso perché questi dottori sono medici neolaureati, che spesso hanno studiato fuori e hanno pure avuto delle pubblicazioni in riviste scientifiche di prestigio. Questi medici hanno tanto talento e riporterebbero la sanità pubblica ad un livello sicuramente più alto di come lo è ora”.