Un confronto necessario, un dialogo che darà, si spera, i suoi frutti. Mauro Pili, questo pomeriggio a Pattada, ha incontrato le istituzioni, gli artigiani e la popolazione locale per discutere e riflettere sull'onda di polemiche seguita alla messa in onda su Rai Tre di un'intervista nel corso di una puntata del programma "Fuori Binario" in cui il giornalista si domandava se le donne in Sardegna comprassero i coltelli artigianali per uccidere. <o:p></o:p>

Dura la reazione dei sardi e dei pattadesi che della secolare tradizione del coltello sardo si sentono in qualche modo padri e custodi. Sulle montagne del Logudoro, infatti, già nell'Ottocento abili artigiani forgiavano lame uniche nel proprio genere dando vita ad utensili che col tempo son diventati gioielli, prendas attalzadas. <o:p></o:p>

Dopo aver visitato l'XI Mostra del Coltello, allestita nei locali del vecchio mercato pubblico, il leader di Unidos ha partecipato ad un acceso dibattito nell’Aula Consiliare del Comune di Pattada al quale hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco Angelo Sini, l’Assessore alle Attività produttive Carlo Pastorino, l’Assessore al Turismo Andrea Carboni e numerosi coltellinai pattadesi. <o:p></o:p>

“Il coltello sardo riesce ad entrare nell'identità del popolo isolano” ha detto Pili rivolto  all’assemblea “Il coltello infatti è forse l’utensile più comune nella vita del pastore e del contadino, utilizzato per la fattura del pane, per il lavoro in campagna o domestico. Esso nel tempo si è arricchito di valori molto più premianti di quelli che la tv pubblica voleva far passare. La resolza è un bene che va tutelato e protetto dagli attacchi gratuiti.” <o:p></o:p>

E ancora “La notizia della puntata Rai che con battutine sarcastiche voleva screditare un simile simbolo della nostra cultura ha profondamente interessato e coinvolto i lettori, questo a testimonianza di quanto il popolo sardo sia legato all’oggetto in questione. La televisione pubblica non può offrire questi messaggi e ci impegneremo perché risarcisca Pattada con un servizio che racconti la vera storia del coltello e l'utilizzo a cui questo utensile era ed è destinato. La domanda che dobbiamo porci a questo punto è se esiste davvero in Sardegna la determinazione e il coraggio degli amministratori comunali delle realtà interessate dalla produzione dei coltelli di diventare rete ed unirsi in una comunione di intenti. Bisogna allora studiare una strategia che possa imporsi con forza sul piano del marketing e della tutela.” <o:p></o:p>

“Il mercato invasivo” ha spiegato Pili “annulla le capacità individuali poiché ha potenzialità superiori a quelle dei singoli che, dunque, devono avere il coraggio di unirsi pur salvaguardando ognuno le proprie peculiarità. Ed ecco la questione più delicata: mettere insieme i sardi sul versante del marchio. La logica del “pocos, locos y mal unidis” riaffiora talvolta ai nostri giorni. Noi dobbiamo trovare lo slancio di mettere insieme un patrimonio variegato ma unitario individuando le grandi caratteristiche del coltello sardo e al contempo diversificando i prodotti. Una piccola entità non può tutelarsi abbastanza nel mondo del mercato, il coltello sardo deve essere