“Continuo a leggere e sentire falsità infinite sui turisti delle zone rosse giunti in Sardegna senza alcun controllo e senza alcun divieto. Prima questione: questi signori non sono giunti qui il giorno della firma del decreto del presidente del Consiglio ma da almeno 15 giorni prima, quando la regione Lombardia chiedeva la zona rossa estesa a tutta la regione”.

Inizia così la nuova denuncia del Leader di Unidos che aggiunge: “Non esiste nessuna fuga di notizie sul decreto: era obbligatorio che quel decreto fosse trasmesso anticipatamente alle Regioni per la concertazione. Qualcuno in Lombardia aveva bisogno di creare il caos e ha divulgato il testo. L'esodo di quella notte è stato, però, minimo rispetto a quello successo nei giorni e settimane prima”.

A suo modo di vedere “La regione Sardegna, come ho detto e scritto, poteva e doveva bloccare quell'esodo dalle zone rosse, bloccando i voli aerei e gli sbarchi navali indiscriminati. Solo due giorni fa il presidente della regione si è inventato, fuori tempo massimo, quella buffonata di chiedere di chiudere la Sardegna”.

Peccato che fossero già tutti dentro l'isola. E a cercato di scaricare le colpe della sua assoluta incapacità al governo nazionale, che ha le sue responsabilità ma non certo quella che era in capo solo ed esclusivamente al Presidente della regione.

“Dopo quella di Conte – prosegue Mauro Pili – è arrivata un'ordinanza del presidente della regione. Completamente nel pallone giuridico ha previsto di mettere in quarantena chiunque fosse arrivato in Sardegna da qualsiasi aeroporto d'Italia. Una pagliacciata che dopo 24 ore ha dovuto modificare di sana pianta. Confusione su confusione. Stasera ha detto di aver chiesto a Roma l'autorizzazione per fare quello che ha fatto la Toscana. Siamo alla sudditanza psicologica e giuridica”.

“Possibile – sottolinea – che non sappiano far niente senza chiedere a Roma? Basterebbe una semplice ordinanza di poche righe. Gliela scrivo per non perdere tempo: Suvvia non riuscirete mai a controllare seriamente le decine di migliaia di turisti delle zone rosse. Non perdete altro tempo. Piantatela con pantomime da avanspettacolo con richieste al palazzo di Roma. Serve un minimo di buon senso e di studio di poteri e competenze”.

“Prima che sia troppo tardi – conclude Pili – rispedite i turisti delle zone rosse a casa loro. Non per mancanza di ospitalità, ma perché qui non sareste in grado di offrire nessuna assistenza. Non siete in grado per i sardi, figuriamoci per coloro che giungono dalle zone rosse”.