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“La pausa di riflessione imposta dalla Regione deve servire anzitutto per capire se si sta ancora ragionando in termini di “rete metropolitana”, cioè di un sistema organico costruito su valutazioni di natura soprattutto tecnica e di effettiva fruibilità da parte dell'utenza. In mancanza di questo si rischia di andare verso un immane spreco di soldi pubblici. A cui si andrà ad aggiungere la insostenibilità economica: una specie di Trenino verde , senza però alcun valore turistico. In questi giorni tuttavia di rete non se ne parla: sembra di assistere a una specie di tira e molla da parte dei comuni senza che siano per nulla chiari il contesto complessivo e la pianificazione dello sviluppo della rete nel suo complesso. Per prima cosa il sindaco metropolitano Massimo Zedda, che è intervenuto molto tardivamente sul tema (è passato un anno dalla firma degli accordi), chiarisca questo aspetto”.
Lo ha dichiarato il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa dopo lo stop imposto al progetto della metropolitana leggera di Cagliari dall’Assessore regionale dei trasporti Carlo Careddu. “Se esiste una Città metropolitana, tutti i comuni devono essere coinvolti nel ragionamento e deve essere chiaro per tutti i cittadini dove si sta andando a parare. Se non c’è trasparenza sul perchè e il percome delle scelte che vengono fatte, tutti i sospetti diventano legittimi”, continua Cossa, che si chiede: "Vale ancora l’accordo di programma stipulato nel 2008, certamente migliorabile, ma che aveva proprio il pregio di offrire una visione complessiva dello sviluppo della rete nel medio/lungo termine? Dalle polemiche di questi giorni sembrerebbe che sia stato superato. Ma se non esiste più da che cosa è stato sostituito? O tutto è lasciato al caso o alla preponderanza politica del momento? Zedda e Careddu chiariscano questi aspetti, e lo facciano con urgenza, perchè oltrettutto c’è il rischio serio di perdere i finanziamenti: in dieci anni l’unica cosa concreta che si è vista è il tratto Gottardo-Policlinico, una cosa che ridicolizza la Sardegna agli occhi di tutta Europa”, conclude Cossa.