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Lui è Don Antonio Tamponi, 44 anni di Calangianus, parroco della Cattedrale San Pietro di Tempio Pausania che domenica scorsa al temine della Santa Messa ha annunciato davanti ai fedeli l’intenzione di mettere in vendita il suo Rolex, orologio regalatogli da alcuni amici di Olbia per il suo 33esimo compleanno, in cambio di 20 agnelli da dare in dono ai poveri.
Una notizia balzata agli onori della cronaca in poche ore.
“Il tutto nasce quando nel 2010 sono arrivato a Tempio – racconta a Sardegna Live Don Tamponi - e nel corso di un’intervista per un’emittente locale il giornalista mi chiese se fossi disponibile a vendere quell’oggetto per i poveri. Inoltre, quando uscì questa notizia, a casa entrarono i ladri armati sino al collo e rubarono tutti gli orologi di famiglia custoditi nella cassaforte, tranne il Rolex, che si trovava con me in Cattedrale. Ovviamente accettai. Sono nato senza Rolex e posso essere sepolto senza quell’orologio. Sono quei regali tipici che si fanno ai sacerdoti o quando diventiamo preti o per il compleanno, così come una penna Montblanc etc”.
“Domenica scorsa – continua il racconto del parroco - è aumentata la necessità nel nostro negozio carità di avere delle donazioni per i poveri e volevo dare semplicemente l’esempio, per attirare l’attenzione sull’Emporio”, attività che ha preso vita nel novembre scorso.
“Siccome sono cose irrilevanti e non cambiano la vita di un presbitero che fa altre scelte, ho detto di voler mettere all’asta l’orologio. Non voglio denaro per cui ho detto portate per i poveri 20 agnelli in cambio del Rolex. Non appena sceso dall’altare due imprenditori, Francesco Quargnenti e Salvatore Decandia, hanno manifestato subito il loro interesse. Per Pasqua dunque avremo gli agnelli nel nostro negozio della carità. E’ questa la cosa più bella”.
Don Antonio con questo annuncio ha attirato su di sè pareri discordanti. Da una parte favorevoli, mentre dall’altra non sono mancate le critiche. Il sacerdote ribadisce: “Il mio obiettivo era attirare l’attenzione non su di me, ma sull’Emporio della Carità, sull’importanza delle donazioni, sul fatto che ognuno di noi si può privare di una cosa in più che possiede per darla a chi ha bisogno. Dovete pensare che noi aiutiamo 434 famiglie, diamo loro da mangiare e quando possiamo paghiamo bollette e compriamo le bombole. Questo significa che ci vuole denaro e aiuti. Altro che Rolex, qui ci vogliono Ferrari!”, dice ironicamente il sacerdote.
“Il negozio – ci spiega Don Tamponi – funziona in questo modo: c’è una tessera e la persona che entra ha un punteggio a seconda della povertà e può prendere ciò di cui ha bisogno. Se necessita di detersivi e di carne non prenderà la pasta che ha già. E’ un altro modo di fare carità: ti do quello che ti serve non quello che decido io. Aiutare queste famiglie in difficoltà è un esborso di denaro molto grosso. Noi abbiamo aiuti con l’8x1000 e 150 mila euro di fondo dati dalla Conferenza Episcopale Italiana, attraverso i quali paghiamo assunzioni, affitto e la roba che abbiamo. Oggi la città è depressa dal punto di vista lavorativo. Abbiamo dovuto ristrutturare il modo di fare carità”.
Cosa pensa delle critiche nate nel momento in cui ha annunciato che avrebbe barattato il suo Rolex con 20 agnelli?
“Se pensiamo alle critiche – dice don Antonio - non possiamo più fare nessun gesto di carità. Come faccio a richiamare l’attenzione sull’E