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Una chiamata pesante e inquietante, la raccomandazione di tornare sui suoi passi e rimangiarsi quanto detto per evitare di correre spiacevoli pericoli.
Così è stato minacciato di morte il testimone chiave dell'indagine sugli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala, il 30enne di Ozieri che aveva raccontato agli inquirenti di aver accompagnato l'allora 20enne di Ozieri Alberto Cubeddu a Pattada, nella notte fra l'8 e il 9 maggio 2015, per bruciare la macchina rubata a Stefano Masala e utilizzata per l'omicidio di Orune.
Un'intimidazione gravissima, soprattutto perché maturata nell'ambito di un'inchiesta delicatissima che solo in queste settimane, dopo un anno di indagini, sembra essere giunta a una svolta importante.
A ricevere la minacciosa chiamata sarebbe stato il fratello del testimone, impegnato proprio ieri nelle udienze per l'incidente probatorio al Tribunale dei Minori di Sassari, dove era presente il 18enne di Nule Paolo Enrico Pinna, e al Tribunale di Nuoro, alla presenza dello stesso Cubeddu.
<font face="times new roman, times, serif">L'autore della chiamata è stato subito rintracciato dai carabinieri che già ieri lo hanno interrogato sul perché di una simile iniziativa. E' un'amico della famiglia Pinna, rimane da capire se la decisione di effettuare la chiamata sia stata presa individualmente o su consiglio di qualcuno e quali fossero effettivamente i propositi.</font>
<font face="times new roman, times, serif">Non sarebbe la prima volta che il testimone riceve minacce volte a scoraggiarlo dal suo intento, ma nonostante questo il 30enne, anche ieri, si è presentato in Tribunale ricostruendo minuziosamente quella notte.</font>
<font face="times new roman, times, serif">"</font>Alberto mi disse che aveva necessità di bruciare un'automobile di sua proprietà per ragioni di bollo o di assicurazione e mi chiese di accompagnarlo" aveva raccontato il teste. "Io accettai pensando che lo avrebbe fatto in un terreno di sua proprietà o comunque in una piazzola dove l'incendio non avrebbe creato problemi. Prima di partire verso la località in cui doveva bruciare la macchina, lo vidi armeggiare con un bidone di benzina che poi portò con sè. Mi disse di attenderlo all'ingresso di casa sua".
Prosegue nella deposizione: "Alberto arrivò poco dopo con un'auto che non vidi bene perché era buio (erano circa le 9 di sera) ma che poteva essere una Nissan Micra o più... dopo partimmo. Io lo seguii a bordo della mia autovettura. Abbiamo proceduto per la strada verso Pattada. Arrivati all'incrocio per Buddusò notai che incrociam