PHOTO
La vicenda di Graziano Mesina fa discutere e alimenta la polemica anche ora che il diretto interessato non c'è più. Oggi, 15 aprile, si terranno a Orgosolo i funerali dell'ex primula rossa del banditismo sardo. Nel frattempo, sui social e sui giornali, giuristi, antropologi, politici e cronisti si confrontano sulle sfumature e gli intrecci di una storia complessa e controversa che non ha mai smesso di far discutere.
A polarizzare il dibattito, oggi, è il tardivo accoglimento da parte dei giudici dell'istanza di differimento pena per motivi di salute presentata al Tribunale di sorveglianza di Milano dalle avvocate di Gratzianeddu, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier. Una volta lasciato il carcere di Opera, Mesina era stato ricoverato presso l'ospedale San Paolo di Milano, dove è morto poche ore più tardi a 83 anni.
FAVAROLO: "LA MORTE DI MESINA MI HA SCOSSO"
Il generale dei carabinieri Salvatore Favarolo è certamente una delle figure più titolate a intervenire per provare a mettere in ordine i tasselli e fornire una visione lucida e coerente rispetto agli avvenimenti degli ultimi giorni. Al suo attivo l'arresto dei superlatitanti Stochino e Talanas, Favarolo ha affrontato in prima linea alcune delle pagine più drammatiche della storia criminale sarda degli ultimi decenni e sul capitolo Mesina ha le idee chiare.
"Non nascondo che la notizia della morte di Mesina mi ha scosso. Mi dispiace, tra l'altro, che i magistrati non gli abbiano concesso fino all'ultimo di lasciare il carcere e tornare a casa. Sono del parere che nonostante tutto, data l'età e la patologia che lo riguardava, si poteva fare qualcosa per alleviare la pena dei suoi ultimi giorni di vita".
"DOVEVA LASCIARE IL CARCERE"
"I magistrati – aggiunge Favarolo – avranno avuto le loro ragioni, però ritengo che il carcere in queste situazioni non risolva niente, anzi, aggrava la situazione. Voglio dire: se a Mesina si fosse concesso di lasciare la struttura penitenziaria non sarebbe certo scappato in quelle condizioni".
"L'epopea Mesina è finita, la criminalità di una volta è stata ormai soppiantata da nuove strutture e dinamiche che lui stesso aveva accettato".
E in merito alle scritte intimidatorie comparse nelle scorse ore a Orgosolo e rivolte al comandante della locale Stazione dei carabinieri, il generale esprime una forte condanna: "Gravissimo. Il comandante della Stazione di Orgosolo è un servitore dello Stato e fa il suo dovere. Se nell'ambito del suo lavoro ha penalizzato qualcuno, o persino lo stesso Mesina, è il gioco delle parti".
"IL CAPITOLO MESINA CHIUSO DA TEMPO"
Con la morte di Mesina si chiude realmente un capitolo o era una vicenda passata da tempo? "Il capitolo era ormai chiuso. L'unica cosa che si poteva evitare, questo lo dissi già al tempo e lo ribadisco, era la sua ultima fuga. Ma a questo punto sulla storia di Mesina non c'era più niente da scrivere, aveva esaurito il suo corso e non poteva più creare alcun problema".
"Certamente doveva essere assicurato alla giustizia – conclude il generale Favarolo –, perché i reati li aveva commessi. Era giusto condannarlo ancora e chi è condannato deve espiare la pena. Dopodiché, ripeto, se durante l'espiazione subentrano problemi di salute, questo deve essere valutato dall'autorità giudiziaria".