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Salvatore Cambosu nel libro Miele amaro scrive: "Agli albori della sua civiltà la Sardegna conosceva le launeddas, strumento simile all’aulòs greco, alla dukta russa, allo scitecki cinese, al sur naj persiano, all’otou indiano e all’arghoul egiziano. All’originale e autonoma espressione d’arte architettonica dei nuraghi preistorici e a quella della stessa epoca che riguarda la fusione dei metalli fa riscontro la sua antichissima musica: della stessa età ciclopica se non precedente la statuetta di bronzo la quale rappresenta una deità che suona le launeddas accompagnando o accennando al desiderio di danza. Piccola statuetta, 120 millimetri, di un trenta secoli fa".
Quando lo scrittore di Orotelli dava alle stampe la sua opera più celebre, a Ovodda, altro centro della provincia di Nuoro, un bambino di 8 anni ereditava dal nonno e dal bisnonno, originario di Tiana, la passione per il più popolare strumento della Sardegna che in questo paese della Barbagia viene denominato bìdulas.
Giuseppe Cuga, noto Peppe, morto oggi a 77 anni, è stato una delle espressioni più autorevoli del panorama musicale isolano, molto apprezzato dall’etnomusicologo Pietro Sassu. Il 5 luglio del 1977 il musicista ovoddese conquistò la copertina del tabloid inglese “The Liverpool Daily Post”, dopo aver trionfato al Festival Internazionale di Langollen alla presenza dei reali.
Lo stile delle sue suonate ricalcava un percorso che si identificava con l’appartenenza e rifletteva il repertorio locale, incentrato sui balli tipici ovoddesi. Suo nonno, Giuseppe Cau, oltre a suonare nei momenti di ritrovo della comunità e in occasione delle feste, accompagnava anche le funzioni religiose prima che la chiesa acquistasse l’harmonium che di fatto prese il sopravvento.
Negli anni Settanta, quando il mondo delle tradizioni popolari era in crisi, Peppe Cuga con ostinato amore difese e divulgò i suoni di uno strumento che ha contribuito a tramandare e che ha imparato a costruire. Ha accompagnato il Gruppo Folk “Orohole” di Ovodda per tanto tempo riscuotendo ovunque un successo personale e in diverse occasioni le bìdulas hanno intrecciato le voci de su cuncordu locale.
Il musicista ovoddese ha guadagnato nel corso della sua carriera riconoscimenti ovunque, grazie al suo stile unico che ha stabilito un’intesa anche con altre realtà artistiche come, ad esempio, l’Orchestra etnofonica “Benas” diretta da Ignazio Pes. L’etnomusicologo Paolo Mercurio ha scritto di recente: "Peppe Cuga è un personaggio di spicco della musica sarda. Essendo suonatore e abile costruttore, dopo più di quattro decenni di attività, sarebbe opportuno riconoscerlo come “maestro”, dandogli la possibilità di operare presso scuole pubbliche affinché non si perda una tradizione che merita di essere caparbiamente conservata e valorizzata con sistematicità".
Verso la fine degli anni Novanta, Peppe Cuga intervenne in maniera decisa e con chiarezza durante un Convegno regionale dedicato ai balli sardi, rivolgendosi ai relatori con queste parole: "Ho ascoltato con gran rispetto e interesse gli studiosi, i quali però mi sembra sappiano parlare solo di launeddas. Essendo stato invitato come suonatore dello strumento popolare, non vorrei deludere nessuno, ma nel mio paese questo nome - launeddas - non è usato. Noi lo strumento musicale lo chiamiamo “vídula” o “bídulas”, a seconda di com’è composta la frase. È una precisazione importante, perché dietro a questo nome vi sono la cultura del mio paese e un modo di suonare lo strumento che ho appreso da mio nonno, il quale a sua volta lo aveva appreso dal padre, originario di Tiana".