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La Procura di Cagliari ha aperto un'inchiesta per naufragio e omicidio colposo a seguito del salvataggio avvenuto sabato notte, quando a 50 miglia marine al largo si Sant'Antioco sono stati soccorsi di sette migranti (sei uomini e una donna). Il barchino partito il 9 novembre dal porto algerino di Skikda, circa 100 km a ovest da Annaba, aveva a bordo 14 stranieri, di cui uno morto durante il viaggio e sei tutt'ora dispersi. Lo hanno raccontato i superstiti alle forze dell'ordine una volta arrivati in Sardegna.
I migranti, tutti tra i 20 e i 40 anni, erano a bordo di una piccola imbarcazione alla deriva nel mare molto agitato. Privi di cibo e di acqua, sono stati avvistati dal cargo Christina B, battente bandiera liberiana, che da Istanbul stava procedendo a sud della Sardegna verso il porto spagnolo di Tarragona. Quando la motonave si è accostata al natante per soccorrere gli occupanti, questi si sono gettati in mare. Il barchino si è ribaltato, inghiottito dalle onde, e mentre alcuni sono riusciti a salvarsi, metà di essi è andata dispersa.
La versione dei fatti è stata raccolta dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Cagliari e dagli agenti del Commissariato di Carbonia. Successivamente, per il trasbordo e il trasferimento dei naufraghi sulla terraferma è intervenuta la Guardia Costiera di Sant'Antioco. sotto il coordinamento del comando generale di Roma, mentre le ricerche sono condotte da un Atr 72 della Guardia di Finanza che in queste ore sta effettuando una perlustrazione sul tratto di mare tra Algeria e Sardegna. I superstiti sono stati trasportati nel centro di prima accoglienza di Monastir, dove tutt'ora si trovano, mentre la Polizia sta procedendo con le indagini per ricostruire tutti i dettagli del naufragio.