Era stato fermato nell'ambito della maxi operazione dei carabinieri di Reggio Calabria contro la 'ndrangheta, che ha fatto finire in manetta 41 persone con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, ma per il Gip di Cagliari l'operatore portuale Francesco Tarantino, 40 anni, residente a Elmas, è una persona da ritenere "estranea al gruppo criminale e alle dinamiche associative che governano la sua operatività".

Il giudice Roberto Cau ha infatti rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti dell'uomo e disposto la sua immediata scarcerazione.

"Sono stato arrestato e portato in carcere per due giorni - racconta Tarantino all'ANSA - non ho parlato con nessuno, poi ho spiegato al giudice cosa è accaduto". A farlo finire nei guai alcune intercettazioni telefoniche tra componenti delle cosche calabresi Chindemeno-Ferrentino in cui si parlava di un contatto all'interno del porto di Gioia Tauro - presso il quale Tarantino lavorava negli anni oggetto di indagine - per sdoganare un carico di droga. In quelle conversazioni spunta il suo nome. Una persona all'epoca occupata all'autorità portuale della cittadina calabrese, aveva dato il nome e il numero di Tarantino a un componente delle cosche. Lui era stato effettivamente contattato, ma non era mai andato all'appuntamento fissato nella sede della società per cui lavorava.

Tarantino non ha mostrato "particolare interesse a gestire personalmente l'operazione doganale - scrive il Gip - cosa che ci si sarebbe aspettati nel caso di una sua cosciente e volontaria adesione alla stessa".

Dopo quell'episodio nessun altro contatto. A carico dell'operatore portuale non ci sono altre accuse: il Gip ha quindi deciso di non convalidare il fermo e lo ha fatto scarcerare.