"La decisione di chiudere il pronto soccorso di Iglesias è racchiusa in un provvedimento dell'azienda del 118. Disposizione folle: tutti i codici rossi e gialli da Buggerru sino al basso Sulcis vengano trasferiti al Sirai di Carbonia. Con questa scandalosa decisione non solo si mette repentaglio la vita di tutti coloro che orbitano nel bacino  iglesiente ma finirà per congestionare in modo gravissimo il già sovraccarico pronto soccorso di Carbonia. Un provvedimento che ha un solo obiettivo: risparmiare sulla pelle dei cittadini.

Lo ha detto il leader di Unidos Mauro Pili divulgando la circolare regionale con la quale si chiude sostanzialmente il pronto soccorso di Iglesias negato ai codici rosso e giallo: “La disposizione diramata qualche giorno fa è già operativa – afferma Pili - le ambulanze medicalizzate possono trasportare pazienti al cto solo per le emergenze ginecologiche ed ostetriche. Quella che viene definita un'operazione sperimentale non è altro che la prova generale della chiusura del pronto intervento dell'ospedale Iglesiente. Ancora una volta si registra un provvedimento teso a ridurre la sicurezza e la salute dei cittadini mettendo a repentaglio in questo caso proprio la vita umana. È semplicemente inaccettabile che questa giunta regionale continui a tagliare elementi essenziali come il pronto soccorso e il primo intervento. Tutto questo compare in un quadro d'insieme che in tutta la Sardegna mina alla radice la vita dei pazienti. Questo provvedimento va revocato immediatamente senza ulteriori perdite di tempo. Si abbia il coraggio di riconoscere il fallimento e ripristinare i servizi essenziali come l'assistenza ai codici rosso e giallo. Solo una giunta regionale di incapaci e i responsabili può aver deciso una follia simile. Ci sono gli elementi per far venir meno il rispetto dei livelli essenziali di assistenza e pertanto la violazione dei diritti fondamentali dei pazienti. Se non ci sarà l'immediata revoca di questo il responsabile provvedimento - ha concluso Mauro Pili - mi farò carico di promuovere azioni anche in altre sedi per contrastare questa grave violazione dei diritti del malato”.