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Il coltan è una miscela polverizzata di colombite e tantalite, minerali da cui si estrae il tantalio un metallo largamente utilizzato nella telefonia mobile e nella componentistica dei computer. Questa rara e radioattiva polvere metallica è indispensabile per i nostri cellulari, videocamere, videogiochi, pc e simili perché è un conduttore che ha il pregio di aumentare la potenza degli apparecchi riducendone il consumo di energia.
L’80% delle risorse esistenti sul pianeta viene estratto dai giacimenti in Congo. Questo paese è il più ricco del mondo in termini di risorse minerarie ed è uno dei più incantevoli polmoni verdi. Il sottosuolo abbonda di oro, diamanti e coltan ma, paradossalmente, è fra i paesi più poveri per la condizione di vita della popolazione. Una vecchia storia che si ripete: la ricchezza di pochi contro la miseria di un intero popolo ridotto in schiavitù a causa della guerra che infuria per il controllo delle risorse.
Attorno a questa desolante realtà gravita e prolifera il mercato illegale e clandestino di queste risorse, alimentato dal tacito consenso delle multinazionali. Non esiste una regolamentazione normativa circa le modalità e le quantità da estrarre, non esistono controlli. Chi ne fa le maggiori spese sono i bambini che per le loro dimensioni minute sono i più adatti a calarsi nelle buche dove reperire e frantumare le pietre da cui estrarre il minerale. Oltre a venire sfruttati in termini di salario, percependo l’equivalente di 9 centesimi di euro giornalieri (Rapporto di Watch International del 2009), rischiano la vita perché maneggiare a mani nude un minerale radioattivo li porta velocemente ad ammalarsi e morire precocemente.
Fino ad oggi il risultato è agghiacciante: 11 milioni di morti attorno alla lotta per rastrellare il coltan e schiere di bambini soldato, strappati alle famiglie che quando non combattono lavorano nella cave, materie prime che fuoriescono dal territorio e forniture di armi che sopraggiungono, il tutto in un circolo vizioso mortale che nessuno ha interesse a fermare perché ingenti sono i capitali che ruotano attorno ad un paese sviscerato e ridotto in miseria.
Una normativa internazionale che renda obbligatoria la certificazione della provenienza del coltan forse sarebbe la soluzione accompagnata da una forte sensibilizzazione ad opera dei mass-media. Il problema è che non se ne parla. il silenzio permette al circuito di proseguire in un moto perpetuo in cui tutti gli operatori hanno il loro profitto e tornaconto. Forse è più facile pensare che la guerra e i morti sono dovuti a conflitti tribali che niente hanno a che fare col mondo civilizzato che tutti crediamo di conoscere.
Ma non è così. Lo smartphone che splende lustro nelle vetrine è con tutta probabilità il prodotto ultimo di un’ignobile catena di montaggio in cui tutti noi siamo solo un ingranaggio.
Daniela Angius