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Si terrà oggi dalle 18.30 alle 20.00, in piazza Costituzione a Cagliari, un Flash Mob promosso dal comitato “NO 5G Sardegna”.
L’evento è stato preceduto due convegni nel corso dei quali, Isde Medici per l’Ambiente ha ribadito la necessità “Di sospendere il programma di sperimentazione del 5G a Cagliari e in altri centri della Sardegna (Noragugume, Segariu e Pompu) per le possibili gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini”.
“La nuova generazione tecnologica, legata alla telefonia, sicuramente avanzatissima, – si legge nel comunicato – sta scatenando reazioni di contrarietà in tutto il mondo sia da parte della scienza indipendente che da sindaci di città candidate alla sperimentazione per i costi alti in termini di salute”.
“L’esposizione di intere cittadinanze 24 ore su 24 a campi elettromagnetici ad altissima frequenza, – ribadiscono i promotori – sino ad oggi mai esplorate su ampia scala, pone un problema etico e di grande responsabilità a chi amministra le città candidate alla sperimentazione. Isde-Medici per l’Ambiente e i comitati di cittadini, come in tutta Europa e nel mondo, chiedono ai sindaci delle città di non aderire ai programmi di sperimentazione se non vengono forniti dati certi sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico ad alte frequenze sulla salute”.
“Come in città americane ed europee, dal Belgio alla Svizzera, ad alcune città italiane tra cui Firenze, anche il sindaco di Noragugume e di Segariu hanno espresso la propria contrarietà alla sperimentazione. Auspichiamo – prosegue la nota – che i sindaci di Cagliari e di Pompu si associno alle scelte degli altri centri sardi in attesa che vengano forniti dati certi sui rischi per la salute”.
“Sottovalutare o ignorare il valore delle evidenze scientifiche disponibili non appare eticamente accettabile – concludono gli organizzatori -. Per queste ragioni ISDE ha rinnovato, nel 2018 la richiesta di una moratoria per l'utilizzo del 5G su tutto il territorio italiano sino a quando non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario (Ministero Ambiente, Ministero Salute, ISPRA, ARPA, dipartimenti di prevenzione), non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sugli esposti, che dovrebbero in ogni caso essere opportunamente informati dei potenziali rischi”.