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"La Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica manifesta sostegno e solidarietà al medico radiologo Giampiero Sulis, contro il quale l’Ats avrebbe adottato provvedimenti disciplinari 'per aver denunciato nei mesi più tragici della pandemia, la mancanza di dispositivi di protezione, di tamponi e di personale'. Una carenza grave che nei territori ha esposto numerosi medici al rischio di contagio. In Sardegna sono diversi i medici deceduti per covid mentre prestavano la propria assistenza privi di dispositivi di protezione. Una situazione denunciata sulla stampa da medici della Rete Sarda e non solo, per cui non è giustificato tanto accanimento dell’Ats contro il dottor Sulis". A parlare è la portavoce Claudia Zuncheddu.
"Con l’aziendalizzazione del sistema sanitario pubblico e la conseguente gestione privatistica - spiega - è stata imposta la “fedeltà aziendale” a tutto il personale sanitario. 'E’ proibito rilasciare dichiarazioni ai giornalisti e a chicchessia senza autorizzazione', è la formula repressiva con cui i vertici della Sanità non solo ledono i diritti dei lavoratori alla libertà di opinione, di espressione e d’informazione, ma limitano la vigilanza sulla sicurezza dei malati e sul loro diritto ad un’assistenza di qualità, oltre che gratuita".
"Il 'bavaglio' al personale sanitario - continua Zuncheddu - è ancora più grave di fronte allo smantellamento di tutto il sistema sanitario pubblico, da tempo in corso in Sardegna".
"Ribadendo che la salute è un valore da tutelare e non una merce che deve produrre profitto - conclude la portavoce della Reta Sarda - chiediamo ai vertici dell’Ats e all’assessorato della Sanità, un impegno per frenare la chiusura degli ospedali sardi, per ripristinare razionalmente i servizi, per assumere personale sanitario e per attribuire le titolarità di medicina di base ovunque carenti".