Nuoro, la storia dell'ingegner Bustianu Maccioni finisce sulle pagine del giornale. Come potrebbe, d'altronde, passare inosservata. Nell'edizione odierna del Corriere della Sera, in un articolo della giornalista Elvira Serra, si parla della singolare vicenda dell'anziano nuorese. Viene ripercorsa la sua quotidianità: la mattina alle 8 un caffè al bar e quattro chiacchiere con gli amici, la tappa in edicola e gli spaghetti con olio e parmigiano per pranzo, un sorso di vino rosso. Poi la lettura dei quotidiani, un talk show in tv o un film western.

Una storia di ordinaria routine, insomma. Ma, a rubare l'attenzione è la carta d'identità: il 4 novembre compirà infatti 104 anni e, proprio il mese scorso, gli è stata rinnovata la patente. Guida una vecchia Seicento bianca, dalla quale non si è mai separato: "E' importantissima per me - racconta al Corriere -, rappresenta la mia indipendenza. Quando sono andato davanti alla commissione esaminatrice avevo già preparato il certificato della visita cardiologica e di quella oculistica, anticipando eventuali obiezioni".

E così è riuscito a convincere gli esaminatori: "Un bel sollievo", ammette. Vedovo da ormai 15 anni, quando la moglie Elena è venuta a mancare, Bustianu può vantare quattro figli, tre nipoti e una piccola pronipote. Figlio di agricoltore, iniziò a lavorare in campagna a otto anni, quando innaffiava l'orto. Due diplomi (Magistrali e Scientifico) e due lauree in Matematica e Ingegneria, a Cagliari e Pisa, che frequentò coi soldi racimolati dando ripetizioni private: "Frequentai tre anni, poi mi chiamarono per la guerra - ricorda -. Quando tornai mi laureai e mi iscrissi in Ingegneria. L'ultimo anno lo feci a Pisa".

Poi il lavoro da ingegnere civile, che gli ha permise di prendere parte a importanti progetti: "Quello di cui son più orgoglioso - ha rivelato al Corriere - è il tronco della 131 da Nuoro a Marreri". Ma non solo, ha avuto modo di insegnare anche matematica e topografia: "Quando incontro i miei vecchi studenti, ormai anziani pure loro, con me sono molto affettuosi". Adesso, l'arzillo centenario si gode la quotidianità, accompagnato dall'inseparabile Seicento bianca, la sua "libertà".