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L’omelia del vescovo di Nuoro, Antonello Mura, ai funerali di Lorenzo Figus, Michele Coinu, Marco Innocenti, Michele Soddu, i quattro amici di Fonni deceduti insieme in un incidente stradale
"Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Nel brano del Vangelo di oggi, quello della solennità di Tutti i Santi, è presente per nove volte la parola beati. Gesù presenta le beatitudini di una vita vissuta secondo Dio, e alcune di esse - ai nostri occhi solo terreni – potrebbero apparire paradossali o utopistiche.
Esse, in realtà, parlano, della nostra vita, di tutti i suoi momenti. Parlano delle nostre aspirazioni e delle nostre lotte per conquistarle o difenderle, ci confermano nella certezza che Dio non è mai distratto di fronte a ciò che ci accade.
Stasera, ancora di più, una beatitudine ci sembra vicina, fin troppo reale, per non invaderci il cuore e interrogarci profondamente: Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
La consolazione di Gesù è reale, sempre; ci commuove la sua tenerezza perché nessuno sa parlare di noi come lui, e nessuno sa quanto, in certi momenti, ne abbiamo bisogno.
Lorenzo, Michele, Marco, Michele, pensandovi all'interno di quattro bare, i nostri occhi non smetterebbero di piangere! E ogni consolazione sembra insufficiente. Dio, ti preghiamo, non smettere di consolarci!
Un abbraccio che arriva da questa comunità, stravolta e smarrita, dal suo parroco che, sempre a nome di Dio e della Chiesa manterrà l’abbraccio vivo e fecondo; dal suo sindaco, dalle comunità dell’intera Diocesi e dai suoi sacerdoti. Dalle altre comunità e persone che hanno mostrato grande sensibilità materna e fraterna.
Cari genitori, e con gli altri figli e figlie, e tutti i familiari, sia per voi almeno un po’ consolante sapere che non siete famiglie dimenticate, ma amate di più, e incoraggiate a recuperare per voi e per tutti ragioni di vita e di speranza. Nel nome e per conto dei vostri cari.
Provo ad immaginare cosa ci direbbero in questo momento Lorenzo, Michele, Marco e Michele. Loro conoscono il pianto delle loro famiglie e anche il nostro, sanno che abbiamo bisogno di consolazione. Ma loro stessi, sono certo, ci dicono: la vostra vera beatitudine è quando il pianto si trasforma in un rialzarsi, in un riprendere il cammino. Ricordateci felici, aggiungerebbero, imparate ad esserlo pensando come noi volevamo esserlo.
Giusto allora ricordarli così. Li abbiamo conosciuti felici, capaci di sorprenderci in modo positivo nella loro amicizia e nella vita del paese. In sintonia con la loro giovane età e quindi fedeli ai loro svaghi e ai loro sogni.
Tutto questo, ai nostri occhi, si è interrotto improvvisamente, ma non a quelli di Dio, che vede oltre e sa leggere tutto con amore, anche quando la morte irrompe improvvisamente come un ladro.
Pensando a loro, mi rivolgo anche a voi giovani, che piangete con noi adulti. Scoprire il motivo per cui vale la pena di vivere aiuta a dare un senso a ogni cosa, anche quando – come ora - la gioia di vivere è contraddetta dalle prove, dalle sofferenze, dalla morte. Amate la vita, sempre. Custoditela e difendetela, perché un giorno diverrà un tesoro che nessuno vi potrà rubare.
Questa è la beatitudine da sognare e da vivere, quella che ci lascino in eredità Lorenzo, Michele, Marco e Michele. Più forte del pianto.
Un incidente, il male in agguato sotto forma di una malattia o di una violenza, non possono spezzare il dono di Dio, che è per sempre.
Preghiamo perché i nostri occhi, grazie alla fede, abbiano la forza di vedere nella morte la presenza di una vita nuova, che può venire solo da Dio.
Oggi facciamo memoria di Tutti i Santi che ci hanno preceduti. Questo vuol dire che crediamo fermamente che essi ci sono, sono presenti. Vivono solo in una modalità diversa dalla nostra, ma ci sono sempre. Questo perché la loro vita, portata a compimento, è destinata a non scomparire mai.
Se è vero che il nostro pianto rimane, sentiamoci consolati da un Dio che si prende a cuore anche ora, e per sempre, nonostante la morte, di Lorenzo, di Michele, di Marco e di Michele.
Saremo beati perché, nonostante il pianto, custodiamo questa speranza. Saremo beati perché abbiamo fede in Dio, che non dimentica i nostri giovani.
E ci rivolgiamo anche a te - Santa Maria dei Martiri - che ben conosci il senso del soffrire per un figlio: ti chiediamo di non dimenticare di regalarci consolazione, dove sembra impossibile averla. Così sia."