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“Marco non c’è più e noi aspettiamo ancora… Aspettiamo qualcuno che era presente al carnevale, che ha visto qualsiasi cosa. Non siete voi i responsabili della morte di Marco, ma siete complici col vostro silenzio. Vi supplico, non abbiate paura. Fatevi avanti, parlate! Noi aspettiamo ancora… Marcolino vi aspetta ancora”.
È un grido di dolore e disperazione quello di Simona Campus, madre di Marco Mameli, il giovane operaio di 22 anni di Ilbono ucciso a coltellate nella notte tra l’1 e il 2 marzo durante i festeggiamenti del carnevale a Bari Sardo, in Ogliastra. Parole accorate, condivise anche dalla fidanzata del ragazzo, che si rivolgono a chi potrebbe aver visto, a chi potrebbe sapere. Perché il silenzio pesa come un macigno, e la verità pare ancora lontana.
Un’indagine ancora senza svolta
A otto giorni dal delitto, non ci sono indagati, ma solo la certezza della brutalità dell’omicidio: l’autopsia eseguita dai medici legali Michela Laurenzo e Danilo Fois ha confermato che Marco è stato colpito da almeno due coltellate, una delle quali, letale, gli ha trafitto il cuore.
Si scava nei dettagli della notte maledetta, tra testimonianze frammentarie e immagini di videosorveglianza che potrebbero rivelare dettagli cruciali. Ma il muro di omertà resiste. Qualcuno sa, qualcuno ha visto. Ma nessuno parla.
Una famiglia in attesa, una comunità sotto shock
Nel frattempo, il dolore della famiglia è amplificato da un'attesa infinita. La salma di Marco non è ancora stata restituita ai suoi cari, probabilmente per nuovi accertamenti disposti dalla Procura. Solo quando il corpo verrà riconsegnato, Ilbono potrà dargli l’ultimo saluto. I funerali si terranno nella chiesa di San Giovanni Battista e il Comune dichiarerà lutto cittadino, in segno di rispetto e vicinanza alla famiglia.