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Il virus che si insinua nelle fasce più sensibili della società, quelle che tramandano un'esperienza secolare e conservano cultura e tradizioni della nostra Terra, un nemico invisibile e talvolta letale. Come a Nuraminis. nel Sud Sardegna, dove nella casa di risposo "Monsignor Serci" sette dipendenti e 35 anziani sono stati contagiati dal Covid, e tre donne sono decedute dopo il ricovero all'ospedale Santissima Trinità di Cagliari. I positivi, tutti asintomatici, sono in cura presso la struttura, sotto la supervisione del medico di base del paese, con ossigenoterapia a farmaci.
"Due settimane fa abbiamo scoperto il primo caso e abbiamo allertato i servizi sanitari, ma a parte dei contatti telefonici ci siamo sentiti soli, così, grazie al medico di base, abbiamo iniziato la terapia in struttura e ora la situazione, che rimane preoccupante, è stabilizzata - ha spiegato all'Ansa Alessio Setti, direttore della cooperativa onlus "Lago e Nuraghe", che gestisce otto strutture nel territorio tra le quali quella di Nuraminis - abbiamo trasformato la casa per rendere più efficace l'isolamento degli ospiti, abbiamo assunto nuovo personale e continuiamo a difendere gli ospiti e i servizi, regolando i contatti con i familiari attraverso videochiamate o telefonate".
"Da 15 giorni stiamo riuscendo con il massimo sforzo a contenere la circolazione del virus e due giorni fa dall'ospedale è stato anche dimesso un ospite che stiamo continuando a curare qui. E' un grosso impegno - conclude Setti - e noi siamo una onlus grossa, che opera da 30 anni, ma mi chiedo cosa possa succedere nelle piccole strutture che non possono attrezzarsi".