PHOTO
“E’ diventata improcrastinabile l’apertura di un ambulatorio per le cure dei circa 90 trapiantati di fegato del Nuorese e dell’Ogliastra nell’Ospedale “San Francesco” di Nuoro. Il Covid19 ha messo a dura prova i pazienti che aspettano invano dal 2017 di poter essere curati in prossimità della loro residenza”. Lo afferma in una dichiarazione Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” che, nel rivolgere un appello al Presidente della Regione Christian Solinas e all’assessore della Sanità Mario Nieddu, fa notare che “appare paradossale e non degno di un Paese civile non garantire la presenza di un Medico a Nuoro per consentire a uno dei due medici del Reparto di Medicina del “San Francesco” di effettuare un corso di formazione nel Centro Trapianti di Fegato dell’Ospedale “Brotzu” di Cagliari in modo da poter effettuare le indispensabili visite periodiche di controllo ai trapiantati”.
“Com’è noto, il trapianto di fegato, aldilà dell’intervento in sé piuttosto delicato e lungo, richiede – sottolinea Caligaris – una particolare attenzione nei diversi momenti della preparazione e dell’impianto. Superata la fase acuta, per tutto il resto della vita il trapiantato di fegato deve sottoporsi a controlli periodici. Si tratta di sottoporsi a delle valutazioni sulle condizioni generali del paziente e dell’organo trapiantato. Solo osservando rigide regole di comportamento e controlli sanitari periodici si può garantire infatti qualità alla vita di un trapiantato”.
“Non è difficile comprendere che i continui viaggi a Cagliari per sottoporsi in regime di Day Hospital agli esami clinici non favoriscono condizioni ideali per chi è immunodepresso. Il lungo periodo di lockdown ha portato alla sospensione delle visite di controllo nel Centro Trapianti del “Brotzu”, creando grave apprensione tra i pazienti e i loro familiari. Il progetto di aprire un servizio nel Nosocomio nuorese ha proprio lo scopo di contenere i disagi a persone fragili fisicamente e psicologicamente, talvolta anche con problemi economici in quanto non sempre risulta possibile effettuare viaggio e controllo in una sola giornata per l’assenza di collegamenti adeguati. Non si può del resto dimenticare che diverse persone devono affrontare viaggi di oltre 400 chilometri per le cure e non è raro che possano perfino aver perso il lavoro”.