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“Lorenzo Figus, 17 anni, Marco Innocenti, 18 anni, Michele Coinu e Michele Soddu, 20 anni.“Se Tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”: il grido disperato della sorella di Lazzaro sale oggi dal cuore di quattro mamme, di quattro papà, di sorelle, fratelli, parenti e amici, un grido che è quasi un rimprovero a Gesù, una domanda che arriva al cuore di Dio. Un grido che si esprime in una domanda sussurrata tra le lacrime degli amici e dei coetanei, Perché Dio, morire a 17 - 18 - 20 anni? in una età nella quale uno progetta il futuro, vive nella speranza e nella fatica della costruzione del presente e del futuro e il suo cuore si apre sempre più alla vita? Anche io sacerdote non sono lontano da questa umanissima domanda, è una domanda che elevo a Dio nella preghiera da questa mattina presto”.
Si apre così un lungo post pubblicato sulla pagina Facebook delle parrocchie di San Gavino, a Gavoi, e di San Giorgio, a Lodine, a firma del parroco, Don Michele Casula, originario di Fonni, sulla tragedia avvenuta a Fonni.
Don Michele riflette sull'angoscia della morte e sulla speranza della resurrezione, offrendo sostegno alle famiglie colpite
“Gesù stesso ha vissuto l’angoscia della morte, Lui stesso ha urlato la sua paura e la sua solitudine nella drammaticità della morte: “Dio mio perché mi hai abbandonato?” È la stessa domanda che poniamo a Dio. È il nostro perché! Gesù ha vissuto il nostro stesso dramma, sentirsi abbandonato anche da Dio… La croce non è un teatro, ma è qualcosa di drammaticamente vero. Fino in fondo Dio ha voluto provare ciò che la nostra umanità prova: ha provato anche l’abbandono della sua divinità: si è sentito uomo fragile davanti al mistero della morte, per dirci che Lui è solidale con noi in tutto, ha assunto sul serio la nostra umanità per mostrarci il volto di un Dio d’amore fino in fondo, ma anche per dirci che la morte anche la più tragica non è l’ultima parola sulla nostra esistenza. Alla sorella di Lazzaro Gesù dice: “credi tu che tuo fratello risorgerà?” La risurrezione di Cristo è la vittoria sul male che è la morte e apre la nostra esistenza a una dimensione eterna. Ecco allora l’altro grido che oggi si eleva davanti al mistero della morte: Dio è più grande del male, più grande della morte e la redime, facendola diventare passaggio a una vita dove non c’è più male e morte” prosegue Don Michele.
“Certo capisco che oggi per molti è difficile accogliere questa verità, ecco allora cosa dobbiamo fare, con umiltà e forza: chiedere il dono della fede e il dono della fede lo possiamo chiedere solo in ginocchio, permettendo che Dio invada il nostro animo. Finché la nostra vita non sarà illuminata dalla luce della fede tutto ciò che oggi vive la comunità di Fonni lo vedremo solo con gli occhi drammatici del niente, della sconfitta, del fallimento della nostra esistenza".
Il parroco invita la comunità a unirsi nella preghiera e a trovare forza nella fede per affrontare la perdita dei ragazzi
"Carissimi urliamo a Dio i nostri perché ma preghiamolo! Portiamo a Dio il vostro dolore ma preghiamolo! Oggi più che mai! Dio non è il nemico dell’uomo, ma oggi abbraccia con la sua tenerezza di padre Lorenzo, Marco, Michele e Michele. Dio oggi vuole entrare nel cuore di un padre e una madre, di una sorella, di un fratello e portare la sua consolazione. Dio oggi piange con tutti i giovani di Fonni, vorrebbe teneramente abbracciarli e dire loro “vi amo”. Dio non ha voluto la morte dei nostri ragazzi, ma la redime perché sono suoi figli, perché noi siamo suoi figli e nel momento della prova eleviamo il nostro sguardo alla croce di Cristo e capiamo quanto Dio sia solidale con la sofferenza dell’uomo. Chiediamo con umiltà e forza a Dio che la morte tragica di quattro nostri ragazzi non sia per noi motivo per allontanarci da Lui, ma occasione feconda per capire il valore della nostra vita, al di là della sua brevità e lunghezza, perché agli occhi di Dio anche un’ora di vita di una sua creatura è importante e preziosa e i nostri ragazzi sono preziosi agli occhi di Dio”.
“Alle mamme, ai papa, alle sorelle, ai fratelli, ai nonni dei nostri ragazzi e ai loro amici mi permetto di sussurrare con delicatezza e nel rispetto del loro dolore: coraggio, permetteteci di portare oggi sulle nostre spalle un po’ del vostro dolore, perché una vera comunità cristiana condivide le gioie e i dolori dei fratelli. Come parroco tante volte ho vissuto il dramma che stiamo vivendo oggi a Fonni e allora, personalmente e come parrocchie di Gavoi e Lodine, ci stringiamo forte al parroco don Luciano e a tutta la mia carissima comunità di Fonni” conclude don Michele, parroco di Gavoi e Lodine.