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Dolcetti, frutta, piccoli doni, bambini che suonano i citofoni, zucche, travestimenti e atmosfere tetre, ma attenzione: nessun accostamento con Halloween. La celebrazione dei defunti in Sardegna, ossia la Festa delle Anime, esiste infatti da molto prima del contatto con la corrispondente ricorrenza anglosassone con cui ci sono punti in comune, anche se le due tradizioni si sono sviluppate indipendentemente.
La ricorrenza che si festeggia tra la fine di ottobre e i primi due giorni di novembre viene chiamata diversamente in lingua sarda a seconda della zona dell’Isola: “Is Animeddas” al sud, “Su Ene ‘e sas ànimas” o “Su Mortu Mortu” nel Nuorese, e “Is Animas” in Ogliastra.
Ed è proprio in Ogliastra, precisamente a Jerzu, che noi di Sardegna Live siamo approdati per capire se nel cosiddetto “paese del vino” la tradizione persiste ed eventualmente come è cambiata nel tempo.
“Jerzu ha sempre mantenuto le usanze tipiche di questa ricorrenza tutt’ora molto sentita in paese – afferma ai nostri microfoni il sindaco, Carlo Lai -. Io sono classe ‘75, epoca in cui sicuramente c’erano, rispetto agli ultimi anni, molti più bambini che animavano tutto il centro abitato per almeno tre giorni, il 31 ottobre, il 1° e il 2 novembre, si bussava alla porta e si diceva ‘Cosa a is animas?’, ‘Mi dai qualcosa per le anime?’.
Oltre alla percentuale dei bimbi rispetto al passato, dato che non tocca in particolare Jerzu dove, anzi, la platea è abbastanza ampia in confronto ad altri centri sardi, sono sicuramente cambiati i doni che i piccoli ricevono, “Fino agli anni 60-70 la facevano da padrone frutta secca e fresca, in particolare cachi e melagrane, frutti tipici autunnali che praticamente tutti tenevano in casa – spiega il primo cittadino – mentre già negli anni '80 abbondavano i dolciumi, caramelle e cioccolatini, io stesso ricevevo già dei doni più simili a quelli dei bambini di adesso, rispetto a quando era piccolo mio padre, per esempio”.
“A parte gli anni 2020-2021, in cui a causa della pandemia, nonostante non fossimo in pieno lockdown, c’è stato un drastico calo, la tradizione continua a persistere – prosegue Carlo Lai -. I bambini oggi si recano sia nelle case che presso le attività commerciali, negozi e bar in centro. Non credo ci sia bimbo che non ne abbia mai sentito parlare, si tratta di un'usanza che viene tramandata di generazione in generazione e continua a entusiasmare tutta la comunità, il centro storico viene animato e scalda i cuori di chiunque".
"Tenere vive queste antiche tradizioni è fondamentale, sia per quanto riguarda l'aspetto culturale che per il lato più leggero e divertente, sono momenti in cui il paese si riunisce, i bimbi fanno amicizia e l'atmosfera si rallegra", conclude il sindaco.
In Sardegna, dove si è sempre stati particolarmente sensibili verso i defunti, questa tradizione assume inoltre un ampio significato religioso tanto che anche le visite in cimitero, durante questi giorni, sono considerate imprescindibili ancora da tante persone, sia credenti che non.