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Violenza sessuale, sextortion e detenzione di materiale pedopornografico. Sono le accuse da cui deve difendersi un 26enne di Olbia, accusato dalla Procura di Tempio Pausania di aver ricattato per due anni, dal 2017 al 2019, l'allora fidanzatina, all'epoca dei fatti minorenne, obbligandola a inviargli immagini intime, minacciandola di diffondere le sue foto private e di picchiare e denunciare il suo nuovo compagno. Nelle chat telefoniche, il giovane la obbligava a chiamarlo "padrone".
Nei giorni scorsi si è tenuta l'udienza al Tribunale di Tempio Pausania e il collegio dei giudici, presieduto da Caterina Interlandi, ha rinviato su richiesta del pm, Mauro Lavra, che deve valutare una eventuale riformulazione dei capi d'imputazione alla luce della nuova normativa.
A denunciare il giovane era stato il nuovo fidanzato della ragazza che aveva segnalato il caso alla Polizia, spiegando che lei era terrorizzata dal suo ex e aveva paura anche a sporgere denuncia. Le indagini erano poi passate alla Dda e alla Polizia postale di Sassari, che aveva effettuato una perquisizione a casa del giovane, trovando sul suo smartphone le foto, i video e i messaggi incriminati. Al ragazzo era stato applicata la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla sua ex e alla famiglia.
Al processo la ragazza, che per la sua condizione psicologica è stata dichiarata non idonea a comparire in aula, si è costituta parte civile con l'avvocata Brunilde Sanna Mucaj, mentre l'imputato, difeso dall'avvocato Franco Sechi, non si è presentato davanti ai giudici perché attualmente residente fuori dall'Italia. Le udienze riprenderanno a dicembre.