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In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne vogliamo ricordare un episodio, avvenuto in Sardegna che come vittima ebbe proprio una donna, in una storia dai contorni misteriosi e macabri. Per rievocare quei fatti bisogna tornare indietro di sedici anni, più precisamente alla notte fra il 14 e 15 ottobre del 2007. La storia, ai più nota, è quella di Pietrina Mastrone, 41enne ex maestra elementare di Oliena, luogo da cui scomparve senza suscitare iniziale scalpore.
La storia di Pietrina era quella di una donna fragile, alle prese con un passato tormentato da continui problemi di alcol e droga. In quella notte di ottobre, però, si consumò la tragedia che avrebbe portato al ritrovamento del suo corpo, senza vita, presso il pozzo di Manasuddas. Pietrina Mastrone fu brutalmente eliminata da un gruppo di aggressori. Successivamente alla sua morte emerse che la donna, quella sera, aveva bevuto e assunto droghe, ma nonostante le sue condizioni psicofisiche lottò strenuamente per opporsi alle violenze, di natura sessuale, dei suoi carnefici. Ancora viva, l'ex maestra venne gettata nel pozzo, dove venne poi ritrovata.
A questo episodio ne seguì pochi giorni più tardi un altro; teatro degli orrori ancora il pozzo di Manasuddas. Stavolta vittima un giovane, Tiziano Cocco, 33enne camionista di Samassi, che scomparve da Oliena nella notte fra il 24 e 25 ottobre. L'indomani il suo camion venne ritrovato bruciato nella vecchia strada tra Nuoro e Mamoiada. Due giorni più tardi una telefonata, giunta alla polizia e poi girata ai carabinieri, segnalava la presenza di un cadavere nel pozzo.
Una volta arrivati sul posto, però, i militari rinvennero due corpi. Quello di Cocco e, appunto quello di Pietrina Mastrone. Negli anni, attorno a quella vicenda, sarebbero emersi particolari e dettagli sempre più angoscianti, e col tempo sono stati ricostruiti accuratamente gli ultimi momenti di vita dei due malcapitati. Venne confermato che quella nei confronti della donna fu un’aggressione a sfondo sessuale finita male, "per la strenua opposizione della Mastrone, che quella notte si era ubriacata e certamente drogata, ma non intendeva soggiacere alle voglie sessuali del gruppo di amici".
Una prima sentenza, il 18 novembre del 2012, condannò all'ergastolo, per i due omicidi, gli olianesi Mario Deiana e Bastiano Pompita, ma nel 2013 avvenne l'annullamento da parte della Corte di Cassazione, per un vizio di forma nell'avviso dell'incidente probatorio chiave dell'intera inchiesta. Il 3 febbraio 2016, però, la condanna all'ergastolo venne confermata per entrambi. Un terzo elemento della banda, Mauro Fele, venne condannato in un processo separato dopo essersi pentito per le atrocità commesse.
Oggi, della vicenda si ha una dettagliata ricostruzione grazie alle numerose prove raccolte e alle testimonianze, fra cui quelle di Antonella Artu, superteste nel processo a Deiana e Pompita, che raccontò come la sera della morte di Pietrina vide il gruppo di amici seguire la donna all'uscita di un bar, poche ore prima che avvenisse l'efferato omicidio.