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L’espressione di un’identità precisa. Un senso di appartenenza declinato con orgoglio in quella stretta di mani che precede l’attesa del segnale concordato. È allora che, col petto in fuori e la testa alta, può prendere il via quell’ondeggiare elegante, i passi coordinati, le coreografie che esaltano l’eredità preziosa di una storia millenaria che si racconta anche attraverso i panni, i ricami, i gioielli e le danze che diventano un manifesto di bellezza e comunità. Il Gruppo folk “Balladores” di Ollolai compie trent’anni di attività, sebbene l’esperienza della quale si fa depositario affondi le radici nella notte dei tempi.
Un traguardo importante che sarà celebrato domani,30 settembre, in occasione della festa patronale di San Michele Arcangelo, con un grande evento dal titolo “Trint’annos”. L’appuntamento è per le ore 15:30 con sos inghirios, seguiti alle 16 dalla processione solenne coi cavalieri del paese in abito tradizionale, il Gruppo folk Balladores, gli ollolaesi in costume e le più importanti associazioni del panorama folkloristico isolano. Alle ore 17 la Santa messa celebrata in parrocchia.
Alle ore 19 via alle danze con lo spettacolo folkloristico presentato da Emanuele Garau che introdurrà le numerose associazioni coinvolte per la giornata di festa. Alle 20 balli in piazza Marconi col gruppo “Amicos e Sonos” e i suonatori di Ollolai. Alle ore 22 cena in piazza per tutta la popolazione e a seguire dj set con Stefano P.
Una giornata densa di significato per l’intera comunità ollolaese che celebra una delle sue associazioni più rappresentative.
Riccardo Soro, che accompagna il gruppo Balladores col suo organetto, è uno dei fondatori dell’associazione e ne ha conosciuto tutte le stagioni. “Sono nel gruppo da sempre – racconta a Sardegna Live con l’emozione della vigilia di un compleanno speciale –. Dopo i primi tempi nei quali i suoni che ci accompagnavano erano quelli di Giuseppe Virde, ho assunto io il compito di accompagnare le danze prima con la fisarmonica e poi con l’organetto”.
“Sono cresciuto con questa associazione – racconta ancora Riccardo, che quando i Balladores mossero i primi passi non aveva ancora trent’anni e oggi ne ha 59 –. Per me quello che celebreremo domani, più che un traguardo, è un insieme complesso di emozioni profonde. Abbiamo girato il mondo divertendoci e avvertendo sempre la responsabilità di organizzare al meglio gli eventi per il nostro paese in collaborazione con la popolazione e le tante associazioni che ci sono state vicine nei decenni”.
“Per questo i trent’anni del gruppo Balladores non sono un semplice traguardo. È un passaggio di vita. Proprio così: una storia che si è legata alla nostra vita. E questo è bello e mi ha segnato. Se mi guardo indietro c’è la famiglia, il lavoro, gli amici, e il mondo del folklore che diventa un’altra famiglia dal momento in cui rappresenta una parte importante delle mie giornate da quasi cinquant’anni, perché prima dei Balladores c’erano altre associazioni in paese. Si sono alternati vari gruppi: quello della pro loco, quello della polisportiva. Poi, nel 1993, è nata questa nuova avventura”.
Riccardo Soro, dunque, è stato un attento testimone dei cambiamenti che hanno caratterizzato il mondo del folklore e delle tradizioni negli ultimi decenni. “È cambiato molto, e noto con piacere che la situazione si sta trasformando ulteriormente, mi pare che si stia recuperando l’entusiasmo di cinquant’anni fa. Tutti i gruppi si stanno ringiovanendo e questo è fondamentale per la loro sopravvivenza. Anche i giovani che non fanno parte dei gruppi non vedono l’ora di ballare in piazza, avvertono un nuovo richiamo per le tradizioni. Per alcuni decenni non è stato così: si era perso questo entusiasmo del ballare in piazza con la propria comunità”.
Il mondo delle tradizioni popolari, insomma, respira nuovo ossigeno grazie al contributo delle nuove generazioni che, sorprendentemente e nonostante il nuovo gusto musicale, sono capaci di valorizzare quanto ereditato.
“Quello che vedo fa ben sperare – aggiunge Riccardo Soro –. Abbiamo resistito all’avvento della televisione, che ci ha dato forza e visibilità ma con la spettacolarizzazione ha rischiato di appiattire le differenze e le peculiarità locali. Per molto tempo si è registrata una flessione pericolosa: si inventava per portare in scena qualcosa di diverso, c’era il rischio di perdere le identità paesane in favore di un crescente richiamo turistico delle nostre località. Adesso vedo che i ragazzi sono molto attenti e precisi, rispettosi di quanto è stato tramandato”.
“La perseveranza di noi adulti è stata importante per ristabilire un nuovo equilibrio. Voglio ricordare Sonia Bussu, che per vent’anni è stata l’anima del gruppo prima di lasciarlo per altri impegni personali, e anche Pietro Ladu, Sandra Cottu e Tore Daga che insieme a me ci sono dall’inizio. Ma un merito importante è doveroso riconoscerlo anche all’attuale presidente Valeria Daga, che con i giovani del gruppo è il futuro di questa associazione”.
“Per quanto mi riguarda – conclude Soro –, finché avrò le forze mi farà piacere continuare a far parte di questa squadra. Nonostante gli anni, la voglia di esserci non è mai venuta meno. Nel tempo, inevitabilmente, le energie dedicate a un impegno come quello del gruppo sono state tante, talvolta c’è stata anche qualche difficoltà, ma quando si è animati da passione la voglia di partecipare e lasciarsi trascinare dalla musica e dai balli vince sempre. È bello, comunque, vedere come i giovani di oggi siano capaci di prendere il timone e gestire la nuova stagione dell’associazione”.
I trent’anni del gruppo Balladores sono trent’anni di storia di Ollolai, una comunità viva e vitale capace di raccontarsi al meglio grazie ai suoi interpreti e ai suoi protagonisti. Tanti auguri, allora, e buon proseguimento di cammino dalla redazione di Sardegna Live e da tutti coloro che amano la Sardegna.
ABBIGLIAMENTO TRADIZIONALE FEMMINILE DI OLLOLAI. L'abbigliamento tradizionale delle donne è caratterizzato dai capelli raccolti a “cornetti” sulla nuca: un gioco di intrecci e legature che formano “su crundhile”, un’acconciatura unica in Sardegna e che secondo alcuni studiosi, si rifà alle pettinature in voga nell'antichità in Oriente. A diretto contatto con i capelli, si pone “su cappiale”, cuffietta ornata con vetta (nastro rosso), granottillu e istrillias dorate e legata sotto il mento con un nastro. Sopra la cuffia, alla quale è fissato con una spilla, sta il velo bianco quadrato molto ampio, chiamato “su tullu”. Nelle feste importanti, al posto de “su tullu”, su usa su miccadore anellau: un grande fazzoletto marrone dalle lunghe frange annodate e grandi fiori ricamati con fili di seta di vari colori.
La camicia, “sa hamisa pramà”, di tela bianca, è tenuta stretta da un busto ridottissimo, “sas palas “, di panno rosso che funge da reggiseno. Sopra la camicia sta un giubbottino corto, “su zippone”, di broccato. Preferibilmente a sfondo blu con rose rosse e gialle, si apre sul davanti lasciando vedere la camicia. Una gonna plissettata, "su vardellinu", copre quasi completamente la pesante gonna di orbace colore granata, “su hudditu de listone”, anch’essa fittamente plissettata in vita e orlata da un nastro con disegni vegetali di vari colori. Il grembiule, “su hodale”, molto stretto in vita, si allarga in un triangolo di seta gialla, verde e bianca. I gioielli femminili sono i bottoni d’oro lavorati in filigrana a giorno con in punta incastonato un turchese, che chiudono alla gola la camicia, mentre bottoni più piccoli e d’argento fermano i polsi. Dal collo pendono “sos horaddos” (collane di corallo), “s’iscappullariu” (con immagine sacra), “s’ispulihadentes". Dalle orecchie pendono gli orecchini, piccole manine scaramantiche di corallo rosso.
ABBIGLIAMENTO TRADIZIONALE MASCHILE. Il copricapo è la classica “berrita” di panno nero. La camicia è di tela bianca. Il gilet, “su cosse”, è di panno blu ornato di rosso. Sopra “su cosse” si indossavano “sas peddes de montoninu”, pelli di montone con il pelo all’esterno. “Sa hintorza” è una larga cintura di pelle ricamata con fili di seta. “Sa vrentera”, una seconda cintura con tasche anteriori, per riporre piccoli oggetti. La giacca è detta “sa zanchetta”, di orbace nero. “Su harthone de guresi” è il gonnellino di orbace nero con bordi di velluto, plissettato in vita. Sotto si indossa “su harthone biancu”, di tela di cottone grezzo. Infine le ghette, “sas harthas”, di orbace nero.
BALLI DI OLLOLAI. Su ballu tundu e indassa inizia con le donne che si dispongono in cerchio ed iniziano il ballo in modo serio. Dopo una serie di passi inizia “su brincu” e quindi il ballo diventa più saltellato ritornando, dopo una serie di passi, alla modalità seria, momento in cui entrano a far parte del cerchio anche gli uomini, uno ogni due donne, continuando cosi per due, tre o quattro serie di passi tra serio e danzato.
Dopo qualche minuto il “ballu tundu” diventa “indassa", in questo momento il ballo si divide in coppie da tre con un uomo e due donne una a destra ed una a sinistra, iniziando un ballo cadenzato con disposizione delle coppie a stella. All’interno del ballo de s’indassa, le coppie fanno ogni tanto una serie di giri su se stesse con la donna che si trova a destra dell’uomo che passa sotto le braccia degli altri due e poi con l’altra donne che fa lo stesso movimento sotto le braccio degli altri due. Ad un certo punto il ballo a tre si ricompone e si ridispone a cerchio ed il ballo quindi diventa di nuovo “ballu tundu”, che dopo qualche passo serio e cadenzato si apre a ventaglio o a “imbresse”, cioè girando con il cerchio disposto al contrario cioè con le coppie rivolte verso l’esterno, ed il ballo finisce con le coppie disposte in linea.
Su ballittu, invece, inizia con le coppie disposte in cerchio e va avanti con una serie di passi seri e cadenzati, “trinchittaos”. Ad un certo punto le coppie si dispongono in linea e si dà il via alle esibizioni singole delle varie coppie che compongono il ballo che variano da cinque a sette. Dopo le esibizioni delle coppie il cerchio si ricompone e dopo qualche passo le coppie si ridispongono in linea. Così finisce il ballo.