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"Sulla base degli atti, il gup Mariano Arca ha ritenuto infondate le richieste formulate dalla difesa dell'imputato: nel momento in cui viene contestato il reato di omicidio aggravato per cui è prevista la pena dell'ergastolo, il rito abbreviato non può essere concesso".
Così all'uscita dall'aula di udienze nel tribunale di Lanusei, l'avvocato Marcello Caddori, parte civile in rappresentanza della nonna, dello zio paterno e di un fratello di Mirko Farci, il ragazzo di 19 anni ucciso dall'ex compagno della madre, il pakistano Masih Shahid, nel disperato tentativo di difenderla dall'aggressore.
La donna, Paola Piras, fu ferita gravemente con 17 coltellate e rimase in coma tra la vita e la morte per diversi mesi. Anche lei è parte civile nel processo con l'avvocato Paolo Pilia, l'altro fratello di Mirko è invece tutelato dall'avvocato Maurizio Mereu. "Come parti civili - sottolinea ancora Caddori - riteniamo giusto che il processo finisca davanti Corte d'assiste, che potrà valutare se vada emessa la pena massima dell'ergastolo nei confronti di Shahid".
Non demorde invece l'avvocato difensore dell'imputato, Federico Delitala.
"Ritengo che rispetto alle aggravanti contestate, l'insussistenza delle stesse sia manifesta. Per questo - annuncia - riproporrò le medesime questioni davanti alla Corte d'assise. Se la Corte dovesse darmi ragione si applicherebbero - spiega il legale - gli effetti premiali del rito abbreviato: uno sconto di pena di un terzo per l'imputato".
Davanti al tribunale l'associazione Bruxas del collettivo femminista, che non ha mai smesso di dare sostegno a Paola Piras, ha posizionato un cartello con la scritta "Forza Paola", rimasto lì per tutta la durata dell'udienza.