Dopo il pronunciamento della sentenza che ha inflitto l'ergastolo a Masih Shahid, Paola Piras si è sciolta in lacrime, così come il figlio maggiore Lorenzo, la nonna paterna e gli zii di Mirko Farci, il secondogenito di Paola ucciso a 19 anni per difenderla dalla furia omicida dell'imputato.

Un momento toccante nell'aula della Corte d'assise Cagliari, in contrasto con l'impassibilità del condannato, subito dopo il verdetto scortato dagli agenti penitenziari e trasferito nel carcere di Uta, dove è rinchiuso dal giorno dell'arresto. Nessun commento da parte della vittima della brutale aggressione, nè dai suoi familiari e neppure da tre dei quattro avvocati di parte civile: Marcello Caddori, Maurizio Corda e Maurizio Mereu.

A parlare è stato l'avvocato che ha tutelato Paola Piras: "Giustizia è stata fatta ma non c'è niente da gioire - ha detto a caldo Paolo Pilia - Mirko non c'è più e Paola si è salvata per miracolo ma è stata condannata alla sofferenza". Pronto al ricorso il difensore di Shahid: "Aspetterò di leggere le motivazioni della sentenza ma certamente farò ricorso in appello - conferma l'avvocato Federico Delitala - Per i giudici della Corte d'Assise è venuta a cadere l'aggravante dei maltrattamenti ma è rimasta la premeditazione contro cui mi sono battuto in questo processo e mi batterò nel secondo grado di giudizio".

Oltre alla condanna al carcere a vita per l'imputato, la Corte ha anche deciso una provvisionale di 150 mila euro per Paola Piras, 80 mila euro per ciascuno dei due fratelli di Mirko, 50 mila euro per la nonna paterna del ragazzo e 30 mila euro ciascuno per la zia materna, Stefania Piras, e per lo zio paterno Roberto Farci.