"Stefano è morto ed è stato Paolo": lo ripete ossessivamente Roberto Pinna, il padre del 18enne in carcere insieme al cugino con l'accusa di duplice omicidio, rispondendo alle domande incalzanti della moglie, Giovanna Molinu.

La conversazione emerge da una intercettazione ambientale del 9 luglio 2015, due mesi dopo l'omicidio dello studente di Orune, Gianluca Monni, 19 anni, contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere.

"La madre di Paolo Pinna sa benissimo quello che è successo e si chiede chi altri possa aver ucciso un ragazzo disabile per prendergli la macchina, commettere un omicidio e poi diffondere la voce del suicidio del presunto autore per ragioni sentimentali", scrive il Gip del tribunale dei minori di Sassari, Stefania Palmas.

Sempre nelle intercettazioni ambientali, questa volta del 26 giugno 2015, il ragazzo incalzato dalla madre sulla vicenda non nega mai di aver ucciso, e finisce per dare la colpa proprio a sua madre: "Perché ti dicevo di darmi i soldi, così quella sera me ne uscivo con una ragazza e non andavo a Orune (riferito alla festa di Cortes apertas in cui è scoppiata la rissa con Monni ndr.)".

"Credo che tu debba andare da uno psicoterapeuta", risponde la donna". E in un'altra intercettazione il figlio la attacca pesantemente: "Mà, vestiti adeguatamente che la gente ti guarda e sembri una mignotta". "Sono vestita da casa e non me ne frega proprio niente", risponde lei.

"No perché sembri una puttana, non per altro, e la gente non ci esce con i figli di puttana, lo sai?". "E tu invece lo sai cosa, lo sai che sei un assassino.....", alza i toni la donna.

"Gli assassini li guardano meglio dei figli di puttana", replica secco il ragazzo.