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"Ha riconosciuto nella foto della patente prodotta dalla difesa il soggetto che le è stato esibito sempre in foto dai Carabinieri?". "Si". "E come si chiama?" "Alberto Cubeddu".
Così, senza tentennamenti, la ragazza di 22 anni di Orune, testimone oculare delle fasi che hanno preceduto l'omicidio dello studente di 19 anni Gianluca Monni, risponde alle domande dell'avvocato di parte civile Angelo Magliocchetti nell'aula della Corte d'assise di Nuoro. Sguardo dritto, voce decisa, la giovane donna ha così inchiodato l'imputato Alberto Cubeddu, 22 anni di Ozieri: assente oggi in aula, è lui, secondo la Procura, l'assassino di Monni e di Stefano Masala, il 29enne di Nule sparito il giorno prima del delitto e mai più ritrovato. Cubeddu, secondo la teste del Pm Andrea Vacca, sarebbe passato a Orune un quarto d'ora prima dell'omicidio a bordo di una macchina grigio scura, seduto dalla parte del passeggero, per due sopralluoghi.
Per la pubblica accusa, è il killer dello studente, sarebbe sceso dall'auto - guidata dal cugino Paolo Enrico Pinna, già condannato a 20 anni per entrambi gli omicidi - e avrebbe fatto fuoco sullo studente uccidendolo. Interrogata dai Carabinieri subito dopo il delitto, la ragazza ha riconosciuto in foto Alberto Cubeddu, indicandolo come il passeggero dell'auto passata per due volte a Orune prima che Gianluca arrivasse alla pensilina per prendere il pullman.
"Non ho visto la corporatura - ha spiegato la ragazza - Ricordo che aveva la carnagione chiara e i capelli scuri: più lunghi nella parte superiore della testa, rasati quasi a zero ai lati. Indossava una felpa scura. La macchina è passata per ben due volte davanti a me. L'auto ha rallentato, andava a passo d'uomo. Non ho visto il conducente ma il passeggero sì. Guardava dalla mia parte con insistenza, lì per lì ho pensato che stesse guardando me. Gli ho mostrato il dito medio come per dirgli: ma cosa guardi? Lui non ha risposto. Solo più tardi quando ero già sul primo pullman ho saputo dell'omicidio, è stato lì che ho ricollegato il sopralluogo dell'auto con quanto è successo dopo”.