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La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli avvocati e confermato in via definitiva la condanna a 16 anni di reclusione nei confronti di Pierpaolo Contu, il giovane di Gavoi ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio di Dina Dore, la casalinga assassinata il 26 marzo 2008 nel garage della sua abitazione a Gavoi.
La decisione dei giudici è arrivata a tarda sera dopo una lunga camera di consiglio. Il mandante dell'omicidio, secondo la Corte d'Assise di Nuoro, è il marito della vittima, il dentista Francesco Rocca, condannato in primo grado all'ergastolo. Pierpaolo Contu, minorenne all'epoca dei fatti, era stato condannato dal tribunale dei Minori di Sassari nel dicembre 2014 a sedici anni di reclusione.
Pena ridotta dopo lo sconto legato al rito abbreviato e al riconoscimento delle attenuanti generiche, riconfermata poi dalla Corte d'Appello di Sassari, e ora, dopo l'impugnazione della sentenza di secondo grado da parte dei legali di Contu, Gianluigi Mastio e Mariantonietta Musio, ritenuta conforme alle norme anche dalla suprema corte. Pierpaolo Contu, 24 anni compiuti da poco, ha sempre negato il suo coinvolgimento nell'omicidio che, secondo l'accusa, avrebbe compiuto su ricompensa di 250 mila euro o di una casa a Gavoi da parte di Rocca.
Stessa linea difensiva anche per il dentista che ha sempre respinto le accuse. Intanto i suoi legali ieri hanno presentato il ricorso in appello contro la sentenza di primo grado. Un omicidio brutale quella della casalinga di Gavoi - morta per asfissia dopo essere stata incerottata in tutte le parti del corpo e lasciata morire nel portabagagli della sua auto - che per cinque anni non ha avuto un colpevole.
Poi la svolta nelle indagini quando un giovane, Stefano Lai, amico di Pierpaolo Contu, nel 2013 ha deciso di raccontare ciò che sapeva agli inquirenti, e cioè che Pierpaolo gli aveva confessato di essere stato lui a uccidere Dina su mandato di Rocca.