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Quattro ore di arringa di cui due passate a smontare la credibilità del supertestimone Stefano Lai. A parlare questa mattina nell'aula della Corte d'Assise di Nuoro è tornato Mario Lai, uno dei difensori di Francesco Rocca, il dentista di Gavoi che rischia l'ergastolo come mandante dell'omicidio della moglie Dina Dore, avvenuto nel marzo 2008.
L'avvocato ha completato la sua arringa scagliandosi contro le contraddizioni che, a suo dire, hanno caratterizzato le dichiarazioni del superteste quando ha riferito ai giudici la confessione dell'amico Pierpaolo Contu, condannato come esecutore materiale del delitto su incarico di Rocca.
"Stefano Lai ha raccontato versioni diverse nei diversi interrogatori e in più occasioni ha detto il falso", ha detto il difensore. Falso, secondo il legale, "è il luogo in cui ha detto di trovarsi nel pomeriggio dell'omicidio. Dice di essere stato a Fonni, invece la cella telefonica è agganciata a Gavoi".
Falso, ha sottolineato ancora l'avvocato, ciò che Contu gli avrebbe detto il giorno prima del delitto: "Domani non chiamarmi non sono rintracciabile". Invece Stefano Lai gli manda un sms alle 19.48 - Dina era già morta - e Contu lo richiama all' istante dicendogli che Dina era sparita. Falso infine, secondo il legale, "l'alibi di Lai la sera del delitto quando dice di essere stato al bar Zedda e invece diversi testimoni lo collocano al bar Cacciatore".
Il difensore non ha dubbi: "Stefano Lai è coinvolto nell'omicidio e ha accusato l'amico, consigliato dal padre Antonio, per allontanare il rischio di una condanna". Alla fine arriva la richiesta di assoluzione per Rocca: "la sua colpevolezza - ha argomentato l'avvocato - non è provata oltre ogni ragionevole dubbio, in questo processo ci sono solo indizi. Che Dio vi illumini nel vostro giudizio", ha concluso il legale. Questo pomeriggio le repliche, poi la Corte si ritirerà in camera di consiglio: la sentenza potrebbe arrivare domani.