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Nove giorni sono ormai trascorsi dalla scomparsa di Marco Mameli, il giovane operaio di Ilbono assassinato nella notte fra l'1 e il 2 marzo al Carnevale di Bari Sardo. Da allora le indagini non si sono mai fermate, ma nonostante ciò non si è ancora riusciti a dare un volto al killer.
In tanti erano presenti alla festa, e in tanti hanno assistito alla scena, ma nessuno ha fornito testimonianze decisive alle autorità. Un silenzio assordante, doloroso, ancor più per le persone vicine a Marco. L'ennesimo appello arriva, stavolta, dalla fidanzata della vittima, Cristina Amadori.
"Marco non c'è più e noi aspettiamo ancora - scrive sconsolata -. Aspettiamo qualcuno che era presente al Carnevale, che ha visto qualsiasi cosa. Non siete voi i responsabili della morte - prosegue rivolgendosi ai testimoni -, ma siete complici col vostro silenzio, vi supplico non abbiate paura".
"Fatevi avanti - insiste -, parlate! Noi aspettiamo ancora... Marcolino vi aspetta ancora...".
Le indagini
Intanto, proseguono a ritmo serrato le indagini della polizia di Stato per dare un nome e un volto all'assassino, svanito nel nulla. Unico elemento è la confessione di un giovane di Girasole, paese poco distante da quello dell'omicidio, che si è presentato nel commissariato di Tortolì nelle ore immediatamente successive al fatto di sangue, accompagnato dal suo avvocato Marcello Caddori, per rendere dichiarazioni spontanee: ed è qui che si è autoaccusato del ferimento di un amico di Mameli, dicendosi però completamente estraneo al delitto.