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"Li ho uccisi io. Mi hanno aggredito e mi sono difeso. I corpi sono nascosti in campagna, vicino al paese, tra i cespugli". E' la confessione di Joselito Marras, che ha permesso agli inquirenti di trovare i cadaveri dei fratelli Massimiliano e Davide Mirabello, 35 e 40 anni, scomparsi da Dolianova il 9 febbraio scorso.
L'uomo, arrestato il 20 marzo insieme al figlio Michael, 27enne, ha ammesso le proprie responsabilità aiutando gli investigatori a individuare i corpi dei rivali. Il Marras ha chiarito "la dinamica dei fatti che hanno portato alla morte dei due fratelli e ha escluso il coinvolgimento del figlio", ha spiegato l'avvocato Maria Grazia Monni.
Il movente del delitto sarebbe da ricercare nei vecchi attriti tra i Marras e i Mirabello, legati ad alcuni terreni adibiti a pascolo. Malumori e intimidazioni, minacce, scontri verbali e non solo avrebbero avvelenato il rapporti fra le famiglie fino al duplice omicidio del 9 febbraio scorso.
I carabinieri hanno rinvenuto i cadaveri in avanzato stato di decomposizione tra la vegetazione. Si trovavano a poca distanza dal centro abitato di Dolianova, lungo la stessa strada dove due mesi fa era stata ritrovata anche l'auto delle vittime bruciata.
Lunedì l'autopsia chiarirà le cause della morte dei due fratelli. L'arma del delitto potrebbe essere stata un coltello o un attrezzo da lavoro. A farla sparire potrebbe essere stato un 42enne di Dolianova, ora indagato per favoreggiamento.