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“Il nuovo anno è iniziato nell’Ospedale “A. Businco” di Cagliari con tutti i vecchi irrisolti problemi che gravano sulle pazienti con il cancro. Anzi negli ultimi due mesi le condizioni del Reparto di Chirurgia Ginecologica sono peggiorate perché un medico dell’équipe è stato trasferito. Avevamo chiesto di aumentare il numero dei medici e invece sono diminuiti. Insomma siamo deluse e amareggiate. Crescono le liste d’attesa e le sedute di Chemioterapia continuano in un grave disagio per pazienti, medici e infermieri”.
La denuncia
Lo affermano in una dichiarazione congiunta Albachiara Bergamini (Fondazione Taccia), Paola Melis (Fidapa Cagliari) e Maria Grazia Caligaris (Socialismo Diritti Riforme) sottolineando che “i diritti delle pazienti oncologiche a cure appropriate e a personale e luoghi di cura adeguati ai bisogni non appaiono rispettati e generano ulteriori disagi”.
“Non possiamo evitare di osservare – evidenziano – che le priorità che abbiamo segnalato, ormai quasi un anno fa, non hanno trovato alcuno spazio neppure nei propositi dei responsabili del “Businco” e dei candidati. Non si tratta di ASL una, doppia o tripla. Si tratta di questioni che richiedono atti concreti subito. Il luogo in cui i tumori di genere femminile vengono affrontati da specialisti di rilievo nazionale e internazionale è ormai affidato alla disponibilità personale di Medici, Infermieri e operatori sanitari. Il sistema non può tuttavia soddisfare pienamente i bisogni delle pazienti costrette a lunghe attese per gli interventi chirurgici e a un regime di cure chemioterapiche stressante e incompatibile per chi deve affrontare un lungo viaggio per sottoporsi alle cure salvavita”.
Lo scandalo servizio bar-ristoro
“C’è poi – affermano Bergamini, Melis e Caligaris – lo scandalo del bar. Una vergogna nazionale considerato il numero di pazienti e di personale. .E’ chiuso da due anni per lavori di ristrutturazione mai avviati. In compenso però risulta già assegnato il servizio. Anche oggi per fare colazione dopo gli esami, in attesa del ricovero pre-intervento, bisogna uscire dal Nosocomio e affrontare pioggia e freddo”.
“L’assenza di risposte concrete spaventa. L’indifferenza verso oltre 22mila firme con una petizione online, non coincide con la pratica del rispetto della persona che ogni buona prassi deve garantire. Non si può dimenticare che dietro ogni donna ammalata c’è un’intera famiglia, bambini e adulti chiamati a condividere il dolore. Siamo stanche ma non smetteremo di richiamare chi di dovere al rispetto dei diritti”.
Le Istituzioni, gli amministratori e chi riveste incarichi non possono trascurare un centro ospedaliero così importante e lasciar cadere nel vuoto richieste tese a ridurre i disagi e il dolore di persone in gravi difficoltà per una malattia che coinvolge intere famiglie”.