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Sui finanziamenti di pronta cantierabilità - quelli cioè destinati a progetti immediatamente appaltabili - scoppia la rivolta di 24 Comuni. In riferimento a un recente bando Por di 70 milioni di euro, accusano la Regione di poca trasparenza. A vantaggio - insinuano - di alcuni paesi e a dispetto di altri. Epicentro della protesta la Comunità montana Gennargentu-Mandrolisai guidata dal primo cittadino di Austis Lucia Chessa. Ma il mal di pancia è molto più esteso. Le contestazioni sono state affidate a un elettrico documento.
POCA CHIAREZZA I sindaci stigmatizzano vari aspetti che non esitano a definire «discutibili». Alla gogna, in primis, il metodo a sportello in virtù del quale le domande venivano prese in considerazione secondo l'ordine di arrivo e non istruite nel merito. «In questo modo si sono aggiudicati i soldi», dicono i ventiquattro, «coloro che le hanno presentate nei primissimi giorni. Ad esempio chi, per vie che a noi è dato solo intuire, ha avuto indiscrezioni in anticipo». Da qui l'altra criticità: lo spazio temporale.
TEMPI STRETTI «L'avviso è apparso sul sito della Regione il 3 dicembre, le istanze potevano essere presentate già dal 4», sottolinea Lucia Chessa. «Il che significa che quei Comuni che avevano avuto modo di essere informati in forma ufficiosa, hanno inviato la candidatura già dal giorno dopo», rimarca. «E, visto che la ratio era chi primo arriva meglio alloggia , basta fare due più due. Ma il criterio cronologico è sbagliato anche perché non tiene conto delle priorità, spesso vere emergenze, che necessitano di interventi».
PRESUNTE INIQUITÀ Usano la parola «iniquità», Chessa e colleghi. E accendono i riflettori su presunte esclusioni non cristalline, «a terra sono rimasti 276 Comuni su 377». A protestare con Austis ci sono Teti, Desulo, Belvì, Aritzo, Meana, Ortueri, Atzara, Sorgono, Gadoni, Marrubiu, Arborea, Sarule, Ovodda, Sedilo, Nughedu Santa Vittoria, Fonni, Paulilatino, Onanì, Burgos, Mamoiada, Olzai, Lula.
IL CASO SENNORI A puntello della denuncia portano il caso di Sennori: «Si è aggiudicato 8 milioni e 500 mila euro, cioè il 12 per cento del monte complessivo», incalzano. «Capiamo che si trattava di un Por che doveva essere speso in fretta pena la restituzione delle risorse all'Europa», premettono, «ma come è riuscito ad avere una fetta così sostanziosa? Non sarebbe successo se si fosse stabilito un tetto massimo di soldi e progetti per ciascuna comunità. La ripartizione sarebbe stata più equa».