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Nella notte a cavallo fra il 16 e il 17 dicembre di quarantadue anni fa, gli spari e le urla ruppero in maniera violenta il silenzio che avvolgeva le campagne di Orune. Un'azione rocambolesca dei carabinieri, la reazione dei malviventi e poi sangue e due vittime: era il conflitto a fuoco di Sa Janna Bassa.
LA RICOSTRUZIONE. Nelle prime ore del 17 dicembre 1979, il capitano Enrico Barisone, in servizio presso la Compagnia dei Carabinieri di Bitti, stava compiendo un giro di perlustrazione con due militari nelle campagne di Orune quando i tre giunsero nei pressi di un ovile in località "Sa Janna Bassa". Insospettiti da insoliti movimenti, gli uomini dell'Arma intimarono l'alt alle persone fuori dall'ovile che aprirono fulmineamente aprirono il fuoco. Barisone rimase ferito a una spalla fin da subito ma portò avanti l'azione supportato dai suoi uomini. I carabinieri risposero al fuoco uccidendo due allevatori: Francesco Masala e Giovanni Maria Bitti.
Alcuni banditi riuniti nell'ovile riuscirono a fuggire mentre furono arrestati Carmelino Coccone (proprietario del terreno), Sebastiano e Pietro Masala, Pietro Malune, Antonio Contena, Mario Calia, Mauro Mereu e Melchiorre Deiana.
I carabinieri erano convinti di aver interrotto una sorta di importante summit della malavita isolana che avrebbe portato a un pericoloso avvicinamento tra l'organizzazione eversiva dei terroristi di Barbagia Rossa e l'ambiente dei sequestri di persona. In un primo momento si pensò addirittura di aver sgominato l'intera banda responsabile del sequestro di Fabrizio De André o di quello Schild, avvenuti rispettivamente a Tempio Pausania e Porto Raphael nel precedente mese di agosto.
BARBAGIA ROSSA. A sa Janna Bassa, effettivamente, vennero rinvenuti volantini di Barbagia Rossa nelle giacche di Pietro Coccone (nipote di Carmelino e responsabile del gruppo terrorista) e di Giovanni Maria Bitti. Che a Sa Janna Bassa si tenesse un importante incontro fra eversivi e Anonima Sequestri lo confermò qualche anno più tardi, nel 1982, il brigatista romano Antonio Savasta. Dopo essere stato arrestato, Savasta entrò nelle file del pentitismo confermando che a Orune, in quella occasione, si stava tenendo un vertice tra alcuni esponenti delle Brigate Rosse e di Barbagia Rossa per discutere sull’eventuale costituzione di una colonna sarda delle BR.
IL PROCESSO. Il 2 febbraio 1980 si tenne l’udienza finale del processo sulla vicenda di Sa Janna Bassa. I giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Nuoro condannarono Carmelino Coccone a 15 anni, Pietro Malune, Mauro Mereu, Pietro e Sebastiano Masala a 11 anni, Melchiorre Deiana a 4 anni. I reati contestati furono quelli di concorso nel tentato omicidio del capitano Barisone, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, favoreggiamento e resistenza aggravata.
ENRICO BARISONE. Nato a Zara nel 1941, Barisone si è spento a Cagliari il 18 giugno 2014 dopo una vita dedicata all'Arma dei Carabinieri, di cui è divenuto generale. La sua storia di carabiniere inizia nel 1962, quando frequentò il corso per allievi sottufficiali dell’Arma presso il 1º Battaglione allievi di Moncalieri e poi presso la Scuola di Firenze. Col grado di brigadiere, nel 1966 entrò all’Accademia Militare di Modena per frequentare il corso per la nomina a sottotenente in s.p.e. che conseguì due anni più tardi quando fu inviato a Roma, presso la Scuola di Applicazione Carabinieri per il relativo corso.
Nel 1970 fu trasferito al 2º Reggimento Carabinieri per il IX battaglione a Cagliari, dove fu promosso Tenente, assumendo il comando di un plotone della Compagnia fucilieri e quello della Compagnia stessa in sede vacante. Nel settembre 1972 fu assegnato alla Legione di Cagliari per assumere il comando della Tenenza di Bonorva, che mantenne anche con il grado di capitano, fino al novembre 1973 quando fu nominato comandante della Compagnia di Ghilarza. Assunse poi il comando della Compagnia di Bitti. Nominato capo ufficio logistico della Regione Carabinieri della Sardegna a Cagliari venne infine collocato in pensione con il grado di Generale.
In seguito al conflitto di Sa Janna Bassa venne insignito della medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione: "Comandante di compagnia territoriale particolarmente impegnata sotto il profilo della sicurezza pubblica, di notte, attraverso terreno impervio in remota località montana, guidava una pattuglia fino al covo di una banda di pericolosissimi delinquenti, due dei quali latitanti già condannati per omicidio invigilavano, armi in pugno, all’esterno. Gravemente ferito da una scarica di pallettoni proditoriamente esplosa da distanza ravvicinata e che gli produceva la frattura di una spalla reagiva con fulminea azione di fuoco uccidendoli. Malgrado il dolore lancinante e sebbene indebolito da copiosa perdita di sangue, rifiutava ogni soccorso e disponeva i suoi uomini in posizione tatticamente idonea a contrastare eventuali sortite degli altri malviventi che venivano tutti tratti in arresto. Mirabile esempio di eccelse virtù militari, fulgido ardimento ed assoluta dedizione al dovere".