Diciotto novembre 2013. Un'ondata di maltempo senza precedenti si abbatte sulla Sardegna marcando un solco profondo, una ferita insanabile. A pagare lo scotto maggiore è la Gallura, dove il ciclone Cleopatra causa un'alluvione che spazza via strade e abitazioni, spezza vite e infrange sogni, lasciando lungo il cammino morte e desolazione. Il bilancio finale sarà impietoso: 19 morti, 43 feriti, un disperso e circa 2.300 sfollati, oltre a 23mila richieste d'aiuto in tutta l'Isola. Olbia, dove la forza distruttiva dell'acqua travolge ogni cosa, diventa città simbolo del dramma. Sei le vittime, il numero più alto fra le città sarde colpite dal maltempo. Fra queste i piccoli Morgana Giagoni, appena due anni, insieme alla mamma Patrizia, ed Enrico Mazzoccu, quattro, insieme al papà Francesco. 

PIOGGIA DI LACRIME. Solo poche ore, quanto basta a lasciare un'intera terra in ginocchio, da nord a sud, dal Medio Campidano alla Gallura. In questo lasso di tempo piove quanto solitamente farebbe in sei mesi: le case si allagano, le strade vengono inghiottite dal fango. Un ponte crolla nella strada che da Oliena porta a Dorgali, precipita un'auto e muore l'agente di polizia Luca Tanzi. Tutta la Sardegna, inerme davanti all'offensiva del nubifragio, è a rischio idrogeologico. Quel lunedì di novembre il disastro non risparmiò nessuno, seminando morte ovunque. Non solo vite umane, ma anche imprese, attività, auto, abitazioni: una vita di sacrifici calpestata dalla sorte. 

IN MEMORIAM. "Oggi è il 18 novembre - ricorda Settimo Nizzi questa mattina in un posto Facebook -. Olbia si sveglia sotto quel velo di tristezza che niente potrà mai cancellare. La memoria ci porta davanti quella tragedia che ha scritto una delle pagine più tristi per la nostra comunità. Il nostro pensiero va a chi ha pagato la vita e ai loro cari. Ma tutti, quella notte, abbiamo perso qualcosa. Per questo - promette - continueremo a lavorare per far sì che la paura di quel giorno rimanga solo nella memoria di una città che non dimenticherà mai". A otto anni di distanza il dolore è ancora forte, le impietose immagini scorrono nella memoria di chi a quelle interminabili ore è sopravvissuto. Resta la cicatrice, profonda, di un giorno che non potrà essere dimenticato.

RINASCITA. La ricostruzione è lenta, dolorosa. A Olbia la camminata del ricordo e del dolore arriverà fino alla zona del canale di via Belgio, il tratto di strada in cui persero la vita mamma e figlia. Il Consiglio comunale ricorderà le vittime con un minuto di silenzio. Lo stesso silenzio che per lungo tempo aleggerà fra la comunità, sfiduciata, sconfortata. Sarà il grande cuore della Sardegna a risollevare le sorti di una terra sgretolata. La macchina della solidarietà si muoverà in un imponente meccanismo di interventi, aiuti, donazioni. L'intera popolazione si attiverà a supporto dei conterranei rimasti senza un tetto sotto cui dormire, o senza un'attività da portare avanti. Una lenta ma vigorosa rinascita, figlia di un sentimento forte, di quelle radici che resistono anche alla devastazione. 

UNA TERRA FRAGILE. Restano gli interrogativi e le preoccupazioni: negli ultimi 50 anni la Sardegna è stata la regione italiana con il maggior numero di morti per inondazione. L'Isola rimane fragile dinnanzi alla potenza delle calamità naturali, a dimostrazione di ciò la più recente alluvione di Bitti, investita nel novembre 2020 dall'onda di piena del torrente Cuccureddu. Le acque cariche di detriti hanno travolto il centro abitato, provocando persino la morte di due anziani, a cui si aggiunge quella di un allevatore, precipitato a valle col suo pick-up a causa di uno smottamento. Sessantotto, invece, gli sfollati, e innumerevoli i danni provocati. E le piogge scroscianti dei giorni scorsi non fanno che testimoniare ulteriormente come gli avvenimenti del 2013 non siano isolati. La popolazione sarda è costretta a piangere un altro figlio della sua Terra, l'81enne travolto dalla piena e ritrovato privo di vita solo dopo alcune ore.

CONTROMISURE. Come analizzato da Sardegna Bio - movimento giovanile sardo di divulgazione scientifica - la Sardegna da diversi anni a questa parte sta assumendo tutti quei caratteri tipici delle isole tropicali: piogge abbondanti a fine estate, non presenza di stagioni ben definite, nonché altissimo livello di umidità nell'aria. Rimane da capire cosa fare per fronteggiare questa situazione, senza dover necessariamente ritrovarsi a raccogliere i cocci ogni qual volta la roccia si frantuma e la terra si sfalda sotto la pressione martellante delle acque. E il sentimento comune degli amministratori locali è lo stesso dei cittadini, abbastanza forti da sapersi rialzare ma non più disposti a piangere i loro cari, non ancora pronti a marciare nuovamente in memoria dei conterranei, a convivere coi fantasmi di un passato che diventa presente e che si spera non sia anche futuro.