"Io mi sono salvato per miracolo, ma ho perso tutto, chi ha sbagliato deve pagare".

All'indomani della tragedia che ha colpito il suo gregge - travolto e ucciso dall'ondata di acqua causata dal piano di scarico della diga Maccheronis, tra Posada e Torpè - Carlo Careddu, allevatore 49enne di Posada, procede alla conta dei danni. Questa mattina è arrivato il veterinario della Asl di Siniscola a ispezionare i cadaveri degli 80 ovini morti e l'agronomo di fiducia del pastore, che dovrà redigere l'inventario dei danni.

"Avevo 40 pecore che stavo mungendo ogni giorno - racconta Careddu all'ANSA - 20 agnelli da vendere nel prossimo mese e 20 pecore che dovevano partorire a ore. Io ero lì giorno e notte per accudirle ed ero lì anche quando è arrivata la piena della diga, mi sono salvato per miracolo. Giusto il mio fuoristrada, che aveva già la doppia trazione inserita, è riuscito a portarmi fuori dal mare di acqua e fango che vedevo intorno. Devo dire, pensandoci adesso, che sono stato assistito dalla fortuna".

L'allevatore lamenta il mancato preavviso da parte delle istituzioni.

"Non sapevo niente del piano di scarico, così come ho saputo che non erano informati gli altri pastori - afferma Careddu - sono stato io a salvare le pecore di un mio collega avvisandolo di quanto stava succedendo. Non è vero che sono partiti sms e che ha suonato la sirena: io non ho sentito niente come non hanno sentito niente le persone che abitano vicino a dove è stata posizionata la sirena. Chi ha sbagliato nel non avvisarci deve pagare. Io devo essere risarcito di quello che ho perso e anche dei danni morali, per questo ho nominato un legale che mi tutelerà".

Sulla vicenda del pastore di Posada si sta già muovendo la Coldiretti ed è possibile che si dia vita alla "paradura", la forma di solidarietà dei pastori in cui ogni collega dona una pecora per ricostituire il gregge di chi ha perso tutto. Così come il Comune di Posada sta cercando di avviare una sottoscrizione in favore di Careddu.