Il tema della riapertura dei confini regionali resta caldo. Da una parte il presidente della Regione Sardegna (seguito ora anche dal Governatore della Sicilia) continua a proporre con fermezza il certificato di negatività, dall’altra il Governo spiega che l’idea è irrealizzabile, o come spiegato dal viceministro della Salute a 24 Mattino, “ambiziosa, ma impraticabile”.

Quest’oggi il Corriere della Sera si è occupato della questione passaporto sanitario è ha spiegato nello specifico i motivi per i quali i test oggi disponibili non sono efficaci per il fine pensato da Solinas.

Il presidente parla di test rapidi molecolari sulla saliva “che in Europa e in Italia non sono disponibili e validati e hanno iniziato a circolare solo negli Stati Uniti, nel New Jersey. Ci sono aziende e consorzi di aziende che hanno annunciato di essere pronti a commercializzare i loro test anche in Europa, ma mancano le certificazioni”, si legge sul Corriere.

E i test sierologici? “Se, invece, un test sierologico venisse chiesto per fornire “sicurezza”, e alcune regioni lo facessero fare ai turisti per avere la garanzia di accogliere persone senza problemi, da solo non basterebbe. Innanzitutto – si spiega nell’articolo - il test più attendibile (e l’unico validato) è quello che si effettua con un prelievo di sangue in un laboratorio ed eseguito tramite tecnologia diagnostica CLIA e/o ELISA (si veda la relativa circolare ministeriale, QUI). Il responso quindi non è immediato ma servono un paio di giorni (tempo molto variabile ovviamene a seconda della capacità diagnostica dei laboratori e della coda da smaltire). Come sappiamo, il test certifica la presenza di due tipi di anticorpi, le IgM ci dicono che siamo venuti a contatto con il virus di recente, le IgG in passato. Il responso che servirebbe a un turista è essere negativo alle IgM e positivo alle IgG che fotografa il fatto di aver contratto l’infezione in passato. Ma – abbiamo scritto – non basta, perché questo passato non è quantificato: l’infezione potrebbe ancora essere presente e quindi il soggetto contagioso e per saperlo serve un tampone”.

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