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"Altro che follia, quell'uomo si è vigliaccamente accanito contro i più deboli, di cui si era approfittato sino a pochi istanti prima, solo perché non rendevano più alcun guadagno". È la motivazione con cui Gian Marco Prampolini, presidente della Lega Antivivisezionista (Leal), annuncia di aver "incaricato l'ufficio legale a denunciare" un pastore di Ploaghe che avrebbe massacrato le sue pecore e i suoi cani, e a "prevedere a tempo debito la nostra costituzione di parte civile".
Secondo una ricostruzione ancora poco chiara - anche per via del fatto che il presunto protagonista risulta irreperibile da almeno due giorni - 135 pecore e quattro cani maremmani sono stati torturati e sgozzati barbaramente. Secondo quanto emerso sinora, l'autore dell'uccisione di un intero gregge sarebbe appunto il suo proprietario.
Come ricorda ancora Prampolini, "le ragioni del gesto sono che il latte prodotto da quegli animali non raggiungeva da tempo gli standard qualitativi richiesti dalla cooperativa alla quale veniva conferito". In sostanza, "il latte non era più adatto al consumo a causa dell'alto contenuto microbico - spiega il presidente della Lega - ma l'alto contenuto di batteri è riconducibile alla negligenza del pastore nella gestione degli animali e delle norme di produzione".
Anziché prendersela con se stesso, è la posizione degli antivivisezionisti, "l'uomo ha infierito con una crudeltà inaudita sugli animali di cui era responsabile, facendoli morire dopo una straziante agonia, uno sterminio spietato e molto lungo, visto il numero di animali uccisi".
Nei giorni scorsi la polizia locale aveva riferito che "da anni il servizio veterinario non riusciva a effettuare i controlli di legge, perciò non sappiamo da quanti animali fosse composto il gregge", e che "le carcasse, scoperte sette giorni dopo la mattanza, erano in avanzato stato di decomposizione". Se queste affermazioni troveranno conferma, la Leal intende chiamare in causa anche il servizio veterinario dell'Ats.