Sono tornato in via Cadello, luogo che da ieri evoca strazio e tristezza.  

Il traffico ha ripreso la sua corsa, come la vita delle persone che continua a camminare. Mi guardo intorno e mai come adesso vorrei che il tempo tornasse indietro per cambiare la sorte di un bambino strappato al suo destino.

Rivedo le strisce sull’asfalto, riappare la scena, ritornano le voci incredule dei passanti accorsi, le lacrime degli agenti in divisa e dei soccorritori, di chi non potrà cancellare.

Il traffico si muove e le gomme delle auto che stridono insieme al rumore del loro passare mi danno fastidio, agitano l’umore. Daniele aveva un anno e pochi mesi, il futuro di fronte, due genitori da amare. 

Daniele non c’è più. 

Qualcuno ha poggiato un fiore, piccoli pupazzi sono sparsi qua e là. Un cuore disegnato da un altro bambino con la scritta “per Daniele” cade come una piuma. E mentre il mio, di cuore, si stringe dal dolore, osservo una coppia che si ferma commossa a guardare. 

Ieri pomeriggio erano da poco trascorse le 16, quando abbiamo ricevuto la segnalazione dell’orribile incidente. Ho attraversato tutta via Cadello a piedi, dove regnava un silenzio irreale per quel tratto di strada. All’orizzonte si vedevano i lampeggianti delle auto della Polizia locale e delle ambulanze. Ho fiancheggiato il Parco di Monte Claro per poi arrivare sul luogo dell’orrore. 

Una scena atroce che non si può raccontare.

In quella strada è morto un bambino che si affacciava alla vita. Quello che è successo ieri a Cagliari deve farci fermare, per riflettere e pensare, per fare in modo che tragedie simili non debbano mai più capitare.

Vola tra gli angeli, piccolo Daniele.